Avvenire di Calabria

Cappellano dal 2009 ci racconta l’alleanza «terapeutica» con tutte le forze buone impegnate all’interno del noscomio

Don Iacopino: «Ho il privilegio di incontrare i sofferenti»

Davide Imeneo

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Don Stefano Iacopino è Cappellano degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria dal 13 settembre 2009. Ormai conosce ogni centimetro delle corsie del nosocomio metropolitano, chiama per nome le persone ricoverate: «Questa è la mia parrocchia, la mia famiglia», ci racconta durante un’intervista fatta tra i banchi della nuova Cappella, ultimata a dicembre del 2013.

Come vivi questo impegno pastorale?
Ho il privilegio di incontrare Cristo negli ammalati, servo il Signore servendo questi nostri fratelli infermi. Ma la cosa più bella è che non vivo in solitudine questo ministero, mi sento parte di una comunità ecclesiale che “anima” i Riuniti. Condivido, infatti, il mio servizio con altri sacerdoti, don Curatola, don Plutino, don Nocera, don Marrapodi, don Namia, i padri Monfortani e col diacono Pino Martello. Insieme a noi ci sono tanti laici, una religiosa, suor Piera, delle Figlie di Maria Bambina, sedici ministri straordinari della comunione, volontari, medici, caposala e infermieri. Tutti insieme formiamo la “Cappellania”, una comunità pronta all’annuncio e al servizio.

Non è facile in un Ospedale...
È vero, ma abbiamo stabilito una vera e propria “Alleanza Terapeutica” tra tutte le forze buone dell’Ospedale. Il malato, oltre le medicine, ha bisogno di recuperare forza d’animo e speranza. Proponiamo l’incontro con il Signore proprio come occasione di revisione di vita, di conversione. La nostra cappellania, inoltre, vive un profondo senso ecumenico, capita spesso di dover chiamare ortodossi ed evangelisti per far assistere fedeli di queste confessioni.

Anche le famiglie dei malati ricevono il vostro annuncio?
Si, condividiamo con loro gioie e dolori. La messa che quotidianamente celebriamo nella Cappella, è frequentata soprattutto dai parenti dei degenti, da molti coniugi che passano dall’Ospedale perché attendono la nascita di un figlio o perché assistono un genitore anziano. Ci prendiamo cura di loro, insieme a tutto il personale del nosocomio che, a onor del vero, è sempre pronto a segnalare i casi più sensibili e a chiederci di farci presenti.

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