Avvenire di Calabria

Il parroco di Santa Maria Maddalena sottolinea la necessità di instaurare un dialogo per favorire l’inclusione dei soggetti più deboli

Don Megale chiama le istituzioni: «C’è bisogno di collaborazione»

Luigi Iacopino

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La parrocchia di Santa Maria Maddalena a Campo Calabro si caratterizza per la presenza di un laicato molto attivo. Ne abbiamo parlato con il parroco in solidum, don Francesco Megale, che ci ha confidato la necessità di fare rete con le istituzioni.

Su quali aspetti si è concentrata la sua azione pastorale?

La mia azione in parrocchia si è concentrata soprattutto sulla pastorale giovanile, convito che occorra puntare l’attenzione sui giovani lontani dalla comunità parrocchiale. In secondo luogo mi sono occupato della preparazione alle catechesi per i sacramenti. Sono inoltre cappellano del carcere di Arghillà. Considero questa, un attività che mi ha arricchito perché, sull’esempio del Maestro, il sacerdote deve avere attenzione verso queste fasce deboli di uomini che hanno commesso errori. La misericordia di Dio è rivolta a tutti, quindi è importante la presenza di chi può annunciare la speranza, perché tutti possiamo sbagliare ma a tutti deve essere concessa la possibilità di poter ricominciare.

Quale strada può percorre la Chiesa per favorire la partecipazione giovanile?

Penso che bisogna coinvolgere i giovani sul piano pratico. Credo poco nei convegni o negli incontri tradizionali di catechesi perché i ragazzi non ci ascoltano più e non vogliono più avere un tipo di rapporto dove il sacerdote insegna e loro ascoltano.

Quali sono le criticità legate al territorio?

La prima è la mancanza di un’attenzione particolare verso le persone diversamente abili come fascia debole. L’altra è legata alla necessità di incrementare le opere di carità perché attualmente riguardano solo la distribuzione dei viveri. Ho aperto il centro di ascolto parrocchiale, ma ancora fa fatica ad essere riconosciuto come una realtà che può dare aiuto non solo materiale, ma di promozione umana e di dialogo con le Istituzioni che hanno il dovere di affrontare i problemi sociali e con le quali si spera di fare rete, superando così la logica dell’assistenzialismo.

Che ricordo ha della sua esperienza precedente ad Arghillà?

È stata faticosa, ma bella perché è stata la mia prima esperienza da parroco. Ho avuto modo di sperimentare la difficoltà degli inizi e, nello stesso tempo, la consapevole che con la grazia di Dio e la collaborazione di chi abbiamo accanto, si possono fare grandi cosi. È stata una scuola che mi ha aiutato a rafforzare la mia vocazione al sacerdozio.

Quali sono le associazioni laicali presenti?

In parrocchia sono presenti la Caritas che attualmente si occupa della distribuzione di viveri, l’Azione Cattolica, l’Agesci e il Cif, il Centro Italiano Femminile. Sono attive anche due congreghe: la Congrega della Madonna di Polsi e la Congrega di Sant’Antonio. Opera sul territorio parrocchiale anche la Confraternita della Madonna del Monte Carmelo. Si tratta di realtà particolarmente operose.

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