Avvenire di Calabria

Accade a ottant'anni dalla nascita del sodalizio sacerdotale e alla vigilia della beatificazione del Venerabile

Don Mottola, eletto il successore alla guida dei sacerdoti oblati

Redazione Web

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Un “dono accolto con gioia e trepidazione”. Così don Francesco Sicari, da pochi giorno eletto Fratello maggiore dell’ Associazione dei sacerdoti oblati del Sacro Cuore fondati nel 1930 dal prossimo Beato don Francesco Mottola. E’ il quarto successore del sacerdote calabrese che si definiva “una povera lampada che arde”. 

Don Sicari, oggi parroco a San Costantino Calabro, nella diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, ha svolto il compito di giudice delegato nelle istruttorie diocesane sul presunto miracolo attribuito al Venerabile don Mottola e sulle virtù eroiche della Serva di Dio Irma Scrugli. “Mi piace pensare che questa lampada deve continuare ad ardere ancora oggi e per alimentare questa sorgente di luce, il Signore attraverso questa elezione mi sta chiedendo di dare il mio contributo affinché questa lampada non si spenga”, dice don Sicari sottolineando la responsabilità a cui è chiamato “perché i tempi di oggi sono tempi di grande smarrimento e confusione a tutti i livelli e pertanto vivere e annunciare l’ ideale oblato diventa una sfida controcorrente, ma suggestiva per il mio essere sacerdote”.

A don Sicari è chiesto di “mettersi al servizio di don Mottola”, “perla del clero calabrese”,  facendolo conoscere da tutti anche attraverso i mezzi di comunicazione di oggi e “continuando a incarnare il carisma oblato soprattutto attraverso l’ apostolato della carità e la testimonianza della bellezza della fraternità”. Oggi i sacerdoti oblati di don Mottola sono i custodi di un “dono che non ha perso per nulla il suo fascino e la sua attualità. Questo dono – ci spiega don Sicari -  è l’ avventura umana e sacerdotale del fondatore don Mottola e l’ ideale dell’ oblazione, cuore dell’ esperienza mottoliana.  Custodire questo dono non significa ingabbiarlo come se fosse un oggetto del passato, ma farlo risplendere anche oggi, come una proposta evangelicamente attraente e travolgente”.

Gli oblati fondati da don Mottola, attraverso la consacrazione, sono chiamati a vivere nella “storia” e nel “tempo” come “carmelitane” e “certosini della strada”. Le oblate – aggiunge don Sicari – “rimanendo nel mondo e nel contesto della vita ordinaria per svolgere ogni attività (da quella lavorativa a quella dell’ apostolato) con lo stile del servizio, della gratuità e della fraternità, motivate dall’ unico obiettivo: portare Cristo alle anime.

I sacerdoti con l’ impegno a vivere integralmente la vita sacerdotale, nella comunione profonda con il proprio Vescovo, padre del sacerdozio e nell’ unità tra di loro  e portando il buon profumo del vangelo di Cristo ad ogni uomo, con una speciale preferenza per gli ultimi o come li chiamava don Mottola ‘i nuju du mundu’ . Gli oblati laici, vivendo nel mondo e nei propri ambiti il loro apostolato contemplativo, aprendosi altresì alle tante povertà materiali e spirituali del tempo presente”.

Papa Francesco, il 2 ottobre  scorso 2019, ricevendo in udienza il card. Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la Congregazione a promulgare il “miracolo attribuito all’ intercessione del Venerabile Servo di Dio Francesco Mottola, Sacerdote diocesano, Fondatore dell’ Istituto Secolare delle Oblate del Sacro Cuore, nato a Tropea il 3 gennaio 1901 e ivi morto il 29 giugno 1969. Il messaggio che questo santo sacerdote calabrese ci ha trasmesso con la sua vita, “integralmente donata a Dio e ai fratelli”, è – spiega ancora don Sicari – “un messaggio di grande speranza soprattutto per la nostra terra di Calabria. Ben a ragione, il postulatore della causa di beatificazione don Enzo Gabrieli, ebbe a dire che i santi sono il volto più bello della nostra terra e sacerdoti come don Mottola appartengono a quel fiume carsico di santità che negli ultimi cinque secoli è sgorgato dalla testimonianza di San Francesco di Paola. Oggi questo tempo ha un grande bisogno di spiritualità. Il disorientamento e lo smarrimento presente è il segno dell’ enorme preoccupazione per il corpo rispetto alla dimensione dell’ anima. E’ ora di rimettere al centro del pensiero e del vivere la contemplazione dove il contemplum è il metro di misura che orienta il cammino nella realtà. Noi oggi viviamo alla superficie delle cose, abbiamo lo sguardo totalmente al di fuori. Si tratta di ritornare al cuore, al proprio centro, a quella interiorità che diventa incontro con Dio e  si trasforma nella consapevolezza di sé”.

Il messaggio di don Mottola da riannunciare oggi va in questa linea. “Riscoprire” la priorità della contemplazione che è “immergersi con adorazione e stupore nel mistero di Dio e con questa luce vedere l’ uomo, il creato e la storia”. E’ necessario che l’ uomo, diceva don Mottola, si faccia prestare gli occhi divini di Cristo e attraverso le sue pupille vedere tutte le cose. Solo così le cose acquistano unità, verità e bellezza. La vita e il messaggio del prossimo Beato sono “dentro queste due coordinate: da un lato il primato della contemplazione, e quindi una vita immersa nel mistero di Dio e dall’ altro lato l’ azione concreta, ossia la tensione verso l’ uomo, per ascoltare e intercettare i suoi bisogni, con una preferenza speciale per gli ultimi e i poveri”. Dentro queste due coordinate si gioca il segreto di una vita pienamente degna di tale nome e soprattutto si coglie il senso pieno della vocazione e della missione della chiesa oggi. Per questo il messaggio di don Mottola è “attualissimo e capace di contagiare nel bene”.

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