Si parla tanto di inclusione sociale parametrata ai territori. Ma qual è il reale «stato dell’arte» in riva allo Stretto?
Donne con disabilità: solo l’11% ha un’occupazione
Redazione Web
13 Marzo 2017
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di Sara Bottari * - L’inserimento nel mondo del lavoro delle persone disabili ha effetti estremamente positivi : contribuisce alla costruzione dell’identità, consente la percezione di sé come persona efficiente, incrementa l’espressione delle capacità e della creatività,offre la possibilità di confrontarsi, di instaurare relazioni sociali, di acquisire l’indipendenza economica e compiere in maniera autonoma le proprie scelte. L’occupazione è il principale fattore di inclusione sociale che permette l’applicazione concreti dei principi di non discriminazione, di pari opportunità e di integrazione dei cittadini disabili. Sono fondamentali gli strumenti legislativi quali la Legge n°68 del 12 marzo 1999 che sancisce le forme di promozione dell’inserimento lavorativo e stabilisce una serie di agevolazioni a chi assume, e gli strumenti finanziari, quali il Fondo Sociale Europeo e le borse lavoro promosse da Enti pubblici locali (Regioni, Comuni, Province). Nonostante le innovazioni legislative e le molte iniziative attivate anche grazie a finanziamenti europei, in Italia il tasso di occupazione fra i disabili è pari al 21% e, in particolare le donne disabili sono notevolmente svantaggiate rispetto agli uomini: le prime hanno un tasso di occupazione dell’11% e i secondi del 29% Da una ricerca realizzata nel 2005 da Agiduemila (associazione di volontariato che si occupa di promuovere e valorizzare il ruolo delle donne disabili a Reggio Calabria) su assegnazione da parte di PS Focus (Patto Locale per l’occupazione della persone svantaggiate e disabili) con il contributo della Comunità Europea, del Ministero del Lavoro, della Regione Calabria e della Provincia di Reggio Calabria, è emerso che la situazione lavorativa delle donne diversamente abili non si presenta tra le migliori: la normativa esiste, ma non è sufficientemente attuata. A fronte di alcune esperienze di successo di donne che, spinte da una forte motivazione personale e sostenute dalla famiglia, dagli amici, dalle associazioni di volontariato, sono riuscite a superare le discriminazioni e grazie, talvolta, alla partecipazione a corsi di formazione, si sono inserite nel mondo del lavoro, vi sono gli insuccessi di tante donne disabili che, a causa del continuo ripetersi di situazioni sfavorevoli, si sono lasciate travolgere dai problemi della realtà in cui vivono senza riuscire a costruire un proprio percorso professionale, perseguirlo con tenacia e portarlo a compimento. È auspicabile che barriere burocratiche e mentali vengano completamente abbattute e che gli Enti competenti e i soggetti interessati interagiscano con efficacia affinché l’inserimento lavorativo delle donne disabili non continui ad essere un’utopia.
Il sacerdote bresciano trapiantato a Lamezia lavora a una grande manifestazione sul territorio ucraino. «Il tema della Pace e del prendersi cura dei più fragili preoccupa la Chiesa»
L’unico calabrese della missione, ha guidato il team delle Misericordie come disaster manager. In 34 tra disabili e feriti sono stati portati in Italia su aerei militari. Un’esperienza ardua.
Tra chi torna e chi spera di partire vi raccontiamo come i calabresi lavorano da «corpi di Pace» per aiutare, soprattutto, l’evacuazione delle persone con disabilità dai territori di guerra. Questa l’apertura del numero di Avvenire di Calabria in edicola domani con Avvenire, il quotidiano dei cattolici italiani.
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