Avvenire di Calabria

Doppia morale? Piaga purulenta

Don Maurizio Patriciello, sacerdote famoso per le sue lotte contro la terra dei fuochi, intervieni circa l'ultima intimidazione a L'Avvenire di Calabria

Maurizio Patriciello

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Don Davide Imeneo è un giovane prete calabrese. Un prete che è anche giornalista e direttore de “L’Avvenire di Calabria”. Un prete radicato nella sua regione, bella e martoriata, ma con lo sguardo aperto sull’Italia e sul mondo. Tra gli uomini cui farsi prossimo, Don Davide, non ha mai dimenticato i fratelli e le sorelle omosessuali. Purtroppo, proprio da qualcuno della comunità Lgbt, nei giorni passati, è stato offeso e minacciato tramite una lettera. Minaccia che sconcerta e addolora. Le intimidazioni non hanno mai fatto bene a nessuno.

Da sempre, soprattutto nel nostro Meridione, ma non solo, sono state le mafie a fare man bassa di questo metodo vigliacco e vergognoso per imporre con la paura e la forza della violenza il loro potere, usurpato per sostitursi allo Stato e alle sue leggi. « Tua madre doveva abortirti, ti abortiremo noi, prete di m…» era scritto nella missiva firmata da “Riscossa Arcobaleno”. Ma di quale colpa si è macchiato questo giovane prete per aver indotto costoro a fare un’azione così sconsiderata? Niente, assolutamente niente. Era successo che in occasione del Gay Pride locale, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, aveva scritto sul suo profilo facebook, riferendole ai fratelli e alle sorelle gay, parole che un altro grande prete calabrese, don Italo Calabrò, pronunciò riguardo ai poveri: «Nessuno escluso …». La frase completa suona: «Amatevi tra voi di un amore forte, di un’autentica condivisione di vita. Amate tutti coloro che incontrate sulla vostra strada, nessuno escluso. È questo il comandamento del Signore».
 
In risposta allo scritto di Falcomatà, “L’Avvenire di Calabria” pubblica sul proprio sito un invito allo stesso sindaco ad affronare e risolvere i veri problemi della città, il cui titolo suona: «Caro Falcomatà, basta doppia morale sui diritti». Questa della doppia morale sui diritti è purtroppo una piaga purulenta, incapace di trovare una via di guarigione. Sembra proprio che in Italia ci siano persone con diritti di serie A e altre con diritti di serie B. Il nostro Sud sta sprofondando di nuovo verso la recessione? I nostri giovani, come già i loro antenati dall’Unità d’Italia in poi, devono fare la valigia ed emigrare? Se ne parla poco e male. Tanti ammalati calabresi per potersi curare devono affrontare una vera odissea per recarsi negli ospedali del Nord? La cosa passa inosservata da sempre. Diritti di serie B. Eppure sono passati decenni da quando proprio don Italo descriveva la terra in cui era nato e operava « Una delle province più misere d’Italia, attanagliata da mali endemici, resi ancor più acuti da divisioni e contrasti, corruzioni clientelari, impreparazione della classe politica, mafia». Parole che potrebbero essere state scritte ieri.
 
A volte si ha l’impressione che si tenti di cavalcare una qualche protesta solo per cercare di distogliere l’attenzione dei cittadini dai problemi che li riguardano da vicino. Non dico che questa sia stata l’intenzione di Falcomatà, ma accade di frequente di imbattersi in tentativi da parte di qualcuno di strumentalizzare degli eventi a questo scopo. Coloro che hanno scritto e imbucata la lettera hanno preso una brutta cantonata. Bene farebbero a uscire allo scoperto e chiedere scusa. La minaccia a un prete che si batte anche per i loro veri diritti, ha l’amarissimo, stomachevole, sapore mafioso. E questo non fa onore a nessuno, comunque si chiami, chiunque sia, qualunque sia la propria convinzione religiosa, politica, o il proprio orientamente sessuale. La notizia bella, dentro la notizia orribile, è che alcuni della comunità Lgbt hanno avuto il buon senso di prendere le distanze da questo modo di fare. Bello sarebbe adesso se dessero la loro esplicita solidarietà a don Davide.

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