Avvenire di Calabria

È il tempo dei caminetti

Reggio Calabria, piani elettorali e vuoto politico

Davide Imeneo

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Il 2019 sarà un anno cruciale dal punto di vista politico–elettorale, soprattutto per i Calabresi e i reggini in particolare. Per ben tre volte saremo chiamati alle urne. Oltre alle elezioni europee, infatti, ci sarà la tornata regionale e poi quella comunale. L’approssimarsi dei tre appuntamenti ha giustamente innescato le strategie di partito: occorre arrivare ben preparati alle urne, predisponendo le opportune liste, vagliando i candidati e pianificando la campagna elettorale.

Ma, se fino a qualche anno fa, queste dinamiche presupponevano una “consultazione” dell’elettorato, o quanto meno della base del partito, con la sensibilizzazione delle piazze e dei circoli, oggi è tornata in auge la prassi del “caminetto”. «Nella vita politica il caminetto, come spiega il giornalista Alberto Leiss, è una riunione tra gli esponenti principali del gruppo dirigente di un partito, o se si preferisce dei capicorrente. I quali si incontrano informalmente per affrontare qualche problema cruciale, con l’intenzione di evitare l’esplosione di un conflitto che potrebbe causare la “rovina comune” dei contendenti in lotta ». Pochi, illuminati e influenti uomini di partito, decidono «informalmente» le sorti di liste, nomine e candidati.

A favorire la rinnovata prassi dei caminetti è un colpevole ritardo della politica: la mancata ricerca di una riforma della legge elettorale consente ai partiti di presentare agli elettori una lista di nominati. Non è più necessario il coinvolgimento della base per individuare i candidati, questi vengono scelti a tavolino. Così, dalle Primarie siamo degenerati ai Private della politica...i caminetti appunto.

Nell’attuale contesto politico calabrese, questa mancanza di confronto con gli elettori, soprattutto quelli militanti all’interno dei partiti stessi, sta generando una distanza siderale tra «la gente» e «la casta», termini riemersi grazie alla narrativa populista, della quale il termine «inciucio» costituisce massima espressione.

Soprattutto a Reggio, se consideriamo l’orizzonte delle comunali, mai come oggi il confronto politico si è spostato dalle piazze ai caminetti. «Non sappia la destra cosa fa la sinistra» è l’obiezione mossa da chi allude alla necessità di mantenere riservate le strategie elettorali per non “bruciare” i candidati in anticipo. Ma la questione si legge esattamente al contrario: se i candidati saranno imposti, allora saranno già bruciati...appena usciti dai caminetti.

I grandi strateghi di tutti i partiti sono all’opera per intavolare nuovi assetti e imporre visioni, ma mentre i loro sogni continuano a scaldarsi al fuoco dei caminetti, la Calabria continua a patire il freddo della paralisi politica, della mancanza di un piano strategico e di investimenti. Che ne sarà di questa Regione?

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