Avvenire di Calabria

Elezioni, la politica si è dimenticata della droga

La denuncia viene dal presidente della Fict (Federazione italiana comunità terapeutiche), Luciano Squillaci

Luciano Squillaci

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La FICT ha inviato ai candidati alle elezioni politiche 2018 un documento condiviso con tutti i Centri federati affinché la questione delle dipendenze fosse messa al centro delle priorità, chiedendo alle forze politiche di sottoscrivere in modo preliminare tre questioni fondamentali

Questi tre punti, divulgati ampiamente anche dai nostri Centri su tutti i territori, a livello nazionale sono stati sottoscritti soltanto da due esponenti politici: uno appartenente a Fratelli d'Italia e l'altro al Partito Democratico. Altri candidati politici hanno risposto che: "a causa dei tanti impegni dovuti alla campagna elettorale, non potevano dare la loro disponibilità al momento".

Scusate..., ma anche le persone con persone con problemi di dipendenza e le loro famiglie che vivono la disperazione e il disagio sui territori italiani... sono tutti cittadini, ovvero coloro che votano per essere rappresentati.

Dobbiamo appurare a questo punto che la questione droga è sparita dalle agende, dalle priorità e soprattutto non è neanche menzionata nei programmi presentati dai partiti per le elezioni, tranne per la legalizzazione della cannabis. Ben venga leggere nei programmi elettorali l'attenzione al gioco d'azzardo, al tema delle migrazioni e una attenzione all'aumento delle risorse per la sanità pubblica, ma la parola droga non esiste. Tuttavia nella vita di tutti i giorni la droga diventa un problema sociale degno di considerazione soltanto di fronte all'allarme, all'emergenza, dove ci ripetiamo, ormai, in modo ipocrita, che siamo arrivati tardi e che forse si sarebbe potuto evitare. Sempre più spesso si parla di droga, di alcol, di psicofarmaci, di devianza solo di fronte alla morte dei nostri ragazzi. E tutta la società civile e politica si chiede il perché... I tempi del confronto e dei dibattiti sono dettati da presunte emergenze e non, come è ormai chiaro dai dati e dall’osservazione, dallo status di normalità e di espansione costante del fenomeno.

E noi operatori che lavoriamo nella cura e nella prevenzione abbiamo molte domande. Ci chiediamo come mai da ben nove anni in Italia non sia convocata la Conferenza nazionale sulle droghe che, per legge e sottolineo per legge, andrebbe convocata ogni tre anni. Ci chiediamo come mai la parola droga non compaia in nessun programma presentato dai nostri candidati, quando ad esempio il prezzo dell'eroina è sceso del 75 per cento rispetto ai tempi in cui l'eroina stessa era vista come una emergenza e, secondo l’agenzia europea delle droghe (Emcdda), l'Italia è considerato un Paese ad alto rischio per l’uso di droga, soprattutto di eroina, la cannabis rimane la droga più comunemente utilizzata, seguita dalla cocaina ed, inoltre, abbiamo la nuova diffusione fra i minori delle NPS (nuove sostanze psicoattive). Come mai non si parli di politiche di prevenzione alla droga e di reinserimento lavorativo nei programmi elettorali, quando il tema del disagio e del malessere giovanile è evidente. Probabilmente la nostra politica segue le mode del momento ed è abituata ad intervenire quando il sintomo è ormai manifesto, nel frattempo, nascondiamo le cose scomode nello sgabuzzino o parcheggiamole in cantina.

Chi ricopre ruoli di funzione pubblica è tenuto a rappresentare il sistema sociale, ed è, pertanto, chiamato a costruire il bene comune con lo strumento della legalità. E quindi c’è un’istanza etica, personale e sociale. Chi non rispetta questo, crea un gap nella comunità tutta. E non mi stancherò mai di gridarlo ma la politica non è semplice gestione dell’esistente, è e deve essere progetto e tensione, capacità di vedere lontano e di vedere prima, soprattutto deve essere vicina alla storia delle persone.

Mi indigna l'omissione di una realtà, quella della droga, e alla frase: "prevenire è meglio che curare", mi sembra oggi si prediliga "l'indifferenza costa meno".

Serve fatica, attenzione, ascolto, percorsi lunghi, lenti e programmati di integrazione reale e soprattutto servono spazi di confronto anche per attivare creatività ed innovazione del sistema di contrasto al mondo e al mercato delle dipendenze patologiche. Serve essere radicati nei territori per intuirne i bisogni, serve lavoro, serve cooperazione. Insieme si può.

Al momento siamo costretti ad informare tutti che la politica si è dimenticata della droga, ma speriamo ancora che qualcuno in questi ultimi giorni decida di sottoscrivere le istanze della Federazione.

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