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Oggi la Chiesa festeggia l'Epifania del Signore. Ma qual è il vero significato? Per comprendere questa festività ci vengono incontro le parole dei Padri della Chiesa che, nel corso dei secoli, ne hanno tracciato un ritratto spirituale molto intenso.
L'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone presiederà oggi alle 18, in Cattedrale, a Reggio Calabria, la celebrazione eucaristica nella Solennità dell'Epifania del Signore.
Questa mattina, invece, alle 10 presiede presso il presidio Morelli del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, in occasione della Messa dell'Ail (Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma)
L’Epifania rappresenta la prima manifestazione di Cristo all’umanità, come narrato nel Vangelo di Matteo. L’episodio simbolo di questa solennità è la visita dei Magi al Bambino Gesù. A guidare i Magi da Oriente a Betlemme è la stella cometa, conosciuta anche come Stella di Betlemme, un fenomeno astronomico ricco di significati spirituali, storici e scientifici.
PER APPROFONDIRE: Verso la capanna di Betlemme, “inseguendo” la Cometa
Secondo la tradizione evangelica, i Magi, definiti "sapienti" o "re", portano tre doni simbolici al Bambino: oro, incenso e mirra. Questi doni, secondo la spiegazione di Sant’Ireneo nel II secolo, hanno un preciso significato. L’oro rappresenta la regalità di Gesù, l’incenso simboleggia la sua divinità e la mirra, utilizzata per la sepoltura, allude alla Passione e Morte di Cristo.
L’identità dei Magi è stata oggetto di numerose interpretazioni e leggende. Tertulliano, nel II secolo, li definisce per la prima volta come “re”, un titolo che influenzerà l’iconografia successiva. Le Chiese orientali hanno spesso identificato i Magi come sapienti o astrologi, uomini in cerca della verità e della luce divina.
Secondo la tradizione armena, i Magi erano tre fratelli, i cui nomi erano Melkon, Baldassarre e Gaspare. Ognuno di loro governava un regno: Melkon sui Persiani, Baldassarre sugli Indiani e Gaspare sugli Arabi.
Nel XII secolo, Bernardo di Chiaravalle fornì una diversa interpretazione dei doni: l’oro sarebbe stato destinato ad alleviare la povertà della Vergine Maria, l’incenso a disinfettare la stalla di Betlemme e la mirra a proteggere il Bambino dai parassiti. Successivamente, Martin Lutero collegò i doni alle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
Al di là delle leggende, la Chiesa ha sempre considerato i Magi come simbolo dell’uomo in cerca di Dio. Questo concetto è stato espresso con forza da Benedetto XVI nell’omelia dell’Epifania del 2011: «Erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per leggere negli astri il futuro. Erano uomini alla ricerca della vera luce, certi che nella creazione esistesse la “firma” di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare».
La presenza dei Magi è legata anche a un'importante vicenda storica. Durante l'occupazione persiana della Palestina nel 614, la Basilica della Natività di Betlemme fu risparmiata dalla distruzione perché sulla sua facciata era presente un mosaico raffigurante i Magi vestiti con abiti persiani.
Un'altra curiosa testimonianza è fornita dal Milione di Marco Polo, in cui si racconta di una visita alle presunte tombe dei Magi nella città di Saba, in Persia. Secondo Marco Polo, i corpi dei Magi erano ancora visibili e intatti.
La storia delle reliquie dei Magi continua con la loro traslazione a Milano. Secondo la tradizione, le salme dei Magi furono portate a Sant’Eustorgio, ma nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa saccheggiò la chiesa e trasferì le reliquie a Colonia, in Germania, dove sono tuttora conservate nella cattedrale della città. A Milano, nel 1904, furono restituiti alcuni frammenti ossei, ora custoditi in un’urna di bronzo con la scritta "Sepulcrum Trium Magorum".
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