Avvenire di Calabria

Il progetto della Caritas si sofferma sui rapporti lavorativi coi migranti. Opportunità o limite? C’è il rischio di essere senza diritti

«Ero straniero, mi avete accolto», vivere da migranti in Calabria

Redazione Web

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Caritas, col progetto Costruire Speranza, ci racconta com’è vivere da stranieri in Calabria. Al Chiostro di San Domenico un evento sul tema dell’immigrazione: una realtà falsata da condizionamenti e pregiudizi, che può e deve essere riletta secondo le esperienze concrete vissute ogni giorno sul nostro territorio. Al dibattito – moderato dal giornalista Ugo Floro – sono intervenuti Romano Gallo, sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, don Giacomo Panizza, vicedirettore della Caritas diocesana di Lamezia Terme e Rosanna Liotti, mediatrice culturale dell’associazione Comunità Progetto Sud.

A organizzare l’evento la Caritas Diocesana di Lamezia Terme, nell’ambito del progetto “Costruire Speranza 2”: l’agire pastorale delle Chiese di Calabria, buone pratiche di giustizia e legalità. Un progetto regionale che ha come obiettivo quello di denunciare il fenomeno malavitoso e dare riscatto alla nostra terra con la nascita di nuove attività imprenditoriali e associative, che possono costituire un’importante spinta occupazionale.

La mission della giornata è stata quella di intravedere, evidenziare ed interpretare le complessità e le sfumature sottese al contesto attuale (riferito all’ immigrazione e al lavoro), contrapposte, invece, alla realtà duale, tutta bianca o tutta nera, che viene alimentata continuamente da luoghi comuni e da opinioni preconfezionate. Il tema si è affrontato seguendo l’atteggiamento propositivo di Costruire SpeC ranza e con la consapevolezza della realtà che Caritas fronteggia quotidianamente nei propri centri di ascolto: richieste di persone disoccupate, lavoro nero, sottoccupazione, sfruttamento lavorativo, richiedenti asilo, rifugiati.

Un video – realizzato da Salvatore Amato, con protagonista Ivonne Garo –, proietatto poco prima del talk, ha messo a fuoco il problema con una singola ma universale domanda: «Se qualcuno fosse in pericolo, se ci fosse una vita da salvare, cerchereste di esprimere nel migliore dei modi la vostra opinione su una situazione complessa o preferireste prima tendere una mano di aiuto?».

Durante il dibattito l’interrogativo al quale gli esperti e i professionisti del settore hanno cercato di rispondere riguardava la consapevolezza dell’essere sfruttati da parte dei lavoratori stranieri. Don Giacomo Panizza e Rosanna Liotti, che lavorano a diretto contatto con le persone protagoniste di queste difficili situazioni, hanno provato a spiegare il punto di vista di chi lavora e che quasi sempre non è cosciente di essere sfruttato. In questo senso, dunque, c’è molto lavoro da fare, partendo dal comprendere la cultura e le condizioni di vita dei lavoratori migranti. Un’altra domanda ricorrente analizzata è stata: “Ci rubano il lavoro?” «No, non ci rubano il lavoro, svolgono quelle attività che noi non siamo più in grado di fare o non vogliamo più fare, come i raccoglitori nei campi o le badanti» ha commentato Rosanna Liotti.

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