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Oggi, domenica 29 settembre 2024 si celebra la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Il messaggio di papa Francesco si sviluppa attorno alla metafora del cammino, un'immagine che collega profondamente la Bibbia e le migrazioni.
Il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebra domenica 29 settembre 2024, è costruito sulla metafora del cammino. Il titolo stesso inquadra il tema di quest’anno: «Dio cammina con il suo popolo».
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Bibbia e migrazioni, in effetti, rimandano continuamente all’immagine del cammino e, così, le due dimensioni si rincorrono nel messaggio pontificio. Nel contesto delle migrazioni, l’allegoria del cammino invita a riflettere sulle diverse tappe che la compongono: la partenza, le vie da percorrere, i mezzi di trasporto e le rotte da seguire, gli impedimenti e gli incontri fortuiti lungo la strada, la fatica del viaggio, l’arrivo a destinazione e la soglia che si deve varcare per connettersi con il nuovo ambiente.
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Nel suo messaggio, papa Francesco denuncia specialmente le frange più drammatiche dei viaggi migratori: «I migranti trovano molti ostacoli nel loro cammino: sono provati dalla sete e dalla fame; sono sfiniti dalle fatiche e dalle malattie; sono tentati dalla disperazione».
Nella Bibbia, invece, questo modo di esprimersi assume spessore teologico. Sotto questo profilo, il messaggio pontificio va oltre la barriera della filantropia e rimanda alla vicenda biblica dell’Esodo, mettendola a confronto con il cammino dei migranti e con il «lungo viaggio dalla schiavitù alla libertà che prefigura quello della Chiesa verso l’incontro finale con il Signore». Proprio per declinare la Parola rivelata, il messaggio pontificio denuncia le ingiustizie del nostro tempo, alle quali l’indifferenza ci ha abituati: «I migranti spesso fuggono da situazioni di oppressione e sopruso, di insicurezza e discriminazione, di mancanza di prospettive di sviluppo».
Anche nei Vangeli troviamo con frequenza il riferimento al cammino e alla strada. Anzi, è proprio «lungo la via» che accadono molti dei fatti narrati dagli evangelisti. Tra le tante parabole uscite dalla bocca di Gesù, papa Francesco collega quella del «buon samaritano» (Lc 10,25-37) con il giudizio finale di Mt 25, precisando che «Dio non solo cammina con il suo popolo, ma anche nel suo popolo, nel senso che si identifica con gli uomini e le donne in cammino attraverso la storia – in particolare con gli ultimi, i poveri, gli emarginati –, come prolungando il mistero dell’Incarnazione».
Di fatto, viaggi e migrazioni, volontarie o forzate, sono la via preferenziale per la diffusione del Vangelo perché negli incontri e nei cammini prende forma l’autentica cattolicità. È la convinzione che la missione del credente non è quella di cambiare il mondo, ma di dargli un’anima, nella consapevolezza che «Dio precede e accompagna il cammino del suo popolo e di tutti i suoi figli di ogni tempo e luogo».
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«Farsi prossimo», allora, implica accogliere e soccorrere i migranti. E c’è di più. Alla luce del racconto di Mt 25,31-46, proprio quel disgraziato moribondo, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gerico, è l’epifania di Gesù Cristo, che si svela nel volto di ogni migrante.
* direttore Centro diocesano “Migrantes” Reggio Calabria
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Il 14 ottobre 1885 nasceva ad Agrigento il vescovo fondatore delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore. È stato Pastore di Bova dal 1933 al 1939.