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Dal 1987 si celebra ogni 17 ottobre la Giornata mondiale di Lotta alla Povertà in tutto il mondo. La Caritas ha anticipato i dati rispetto agli indigenti presenti nel nostro Paese: aumento del 12,5% rispetto all'anno precedente.
L'osservanza della Giornata internazionale per l'eliminazione della povertà risale al 17 ottobre 1987. In quel giorno, oltre centomila persone si radunarono al Trocadéro di Parigi, dove nel 1948 fu firmata la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, per onorare le vittime di estrema povertà, violenza e fame.
Hanno proclamato che la povertà è una violazione dei diritti umani e hanno affermato la necessità di unirsi per garantire che questi diritti siano rispettati.
Da allora, ogni anno il 17 ottobre, persone di ogni estrazione, credo e origine sociale si sono riunite per rinnovare il loro impegno e mostrare la loro solidarietà con i poveri.
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Si allungano le file dei poveri alla Caritas, in maggioranza donne, mentre crescono i lavoratori sottopagati che non riescono ad arrivare a fine mese per il caro affitti e i rincari delle bollette.
Nel 2022 gli indigenti che bussano alle parrocchie o nei centri diocesani sono cresciuti del 12,5% rispetto all'anno precedente proseguendo una tendenza preoccupante, come ha rivelato il report statistico di Caritas italiana presentato nei mesi scorsi.
Per la prima volta l'organismo pastorale della Cei ha anticipato i dati dei 2.855 centri di ascolto e servizi Caritas diocesani e parrocchiali in rete con la raccolta dati (in tutto sono 3.600 dislocati in 205 diocesi) rispetto alla data del 17 ottobre.
E le antenne della chiesa italiana sul territorio offrono un prezioso spaccato sui volti di povertà del nostro tempo, integrando i dati ufficiali. «Abbiamo deciso di anticipare te tendenze, che verranno poi inserite nel tradizionale rapporto per la giornata mondiale di lotta alla povertà del 17 ottobre», spiega il direttore don Marco Pagniello.
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Nel 2022 sono state aiutate dalle Caritas 256 mila persone. Oltre la metà, il 51,9%, vive al Nord, il 27 nel Centro e il 21,1% al Sud. Non si tratta solo di nuovi poveri: quasi il 30% delle persone è infatti accompagnato dalla rete Caritas più di cinque anni.
L'età media è 46 anni, a chiedere aiuto sono più donne (52,1%) che uomini (47,9%). In media sono state ascoltate 89 persone per ogni centro. Sono stati complessivamente erogati 3,4 milioni di aiuti e interventi, una media di 13,5 prestazioni a persona (ascolto, orientamento, erogazione beni materiali, accesso alle mense, accesso agli empori, prestazioni sanitarie). In risposta all'ondata di profughi ucraini, 21.930 sono stati supportati dalla rete Caritas.
Aumentano al 59,6% le persone straniere aiutate (era al 55% nel 2021) con punte dell 68,6% e del 66,4% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est dove sono più presenti). Crescono anche le persone senza dimora incontrate, che sono state 27.877 (+ 16% rispetto al 2021), pari al 16,9% del totale.
Sempre forte la relazione tra povertà e bassa scolarità, ma rispetto al 2021 sale leggermente la percentuale di chi può contare su titoli di studio più elevati (diploma superiore o laurea), segnale di una povertà più trasversale.
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Se infatti continua a chiedere aiuto un 48% di persone disoccupato e inoccupato, un quinto degli ascolti ha riguardato un lavoratore che sperimenta condizioni di indigenza. «Sta emergendo nei centri d'ascolto - commenta il direttore - il tema del lavoro povero. Molti si rivolgono a noi nonostante abbiano un'occupazione ma spesso sottopagata e precaria. Oltre al salario, pesa il caro affitti e il caro bollette. Si tratta di una povertà multidimensionale e questo non ci lascia intravedere un futuro molto roseo. Nell’ultimo anno il 56,2% dei poveri ha manifestato due o più ambiti di bisogno (la percentuale si attestava al 54,5% nel 2021). Tendenza purtroppo confermata nei primi mesi del 2023».
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