Caporalato: diocesi Latina, l’11 novembre conferenza su “Quale lavoro per un settore agro-alimentare che cambia”
Caporalato: diocesi Latina, l’11 novembre conferenza su “Quale lavoro per un settore agro-alimentare che cambia”
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Ad Haiti un bambino su sei è a un passo dalla carestia. Lo dichiara oggi Save the Children, sulla base di un’analisi degli ultimi dati dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc).
Secondo le nuove cifre, in totale circa 2 milioni di bambini – quasi la metà di tutti i bambini del Paese – vivono ormai quotidianamente livelli di insicurezza alimentare critici o peggiori. Di questi, più di 760mila, ovvero un bambino su sei, sta affrontando livelli emergenziali di fame (Ipc Fase 4), con malnutrizione acuta e un rischio molto alto di morire di fame. Una crescita del 21% rispetto al marzo scorso.
Il rapporto dell’Ipc evidenzia inoltre che 6.000 persone stanno già affrontando condizioni di carestia (Ipc fase 5), in un Paese dilaniato dalla violenza tra bande, alle prese con un’illegalità crescente e disastri climatici che provocano gravi carenze alimentari.
I costi alimentari – viene spiegato in un comunicato – rappresentano oggi fino al 70% della spesa totale delle famiglie, con un’inflazione alle stelle. A questo si aggiungono le difficoltà per gli agricoltori di vendere i loro prodotti a causa dei blocchi stradali imposti dai gruppi armati intorno a Port-au-Prince, che impediscono l’accesso alle regioni circostanti.
La violenza armata e la mancanza di servizi e forniture disponibili stanno impedendo a Save the Children e ad altre agenzie umanitarie di raggiungere molti bambini e adulti in difficoltà. “La realtà straziante di Haiti è che i bambini stanno pagando il prezzo più alto per una crisi alimentata dalla violenza e dall’instabilità – ha dichiarato Chantal Sylvie Imbeault, direttrice di Save the Children ad Haiti –. I gruppi armati sfruttano la fame e la disperazione dei bambini per reclutarli nelle loro fila. Mentre la fame minaccia il Paese, il futuro delle generazioni attuali e future sta scivolando via”. “La violenza – ha aggiunto – sta bloccando gli aiuti umanitari, impedendoci di raggiungere i più vulnerabili. Senza un accesso immediato agli aiuti salvavita, rischiamo di perdere un’intera generazione. Chiediamo ancora una volta il libero accesso agli operatori umanitari e di mobilitare urgentemente risorse per salvare vite umane”.
Save the Children lavora ad Haiti dal 1978, sia nelle comunità urbane che in quelle rurali. L’Ong chiede che gli operatori umanitari e le forniture salvavita abbiano pieno e libero accesso ad Haiti, soprattutto a Port-au-Prince, per combattere la fame e la malnutrizione acuta grave. Save the Children chiede inoltre a tutti gli attori in campo di fare il possibile per proteggere i bambini e alla comunità internazionale di aumentare urgentemente i finanziamenti umanitari per Haiti. L’Ong sta fornendo assistenza in denaro alle famiglie sfollate nell’area metropolitana di Port-au-Prince che attualmente vivono nelle scuole trasformate in rifugi per aiutarle a trovare soluzioni abitative più dignitose, e contribuire allo stesso tempo alla ripresa delle attività didattiche. E fornisce inoltre assistenza in denaro alle famiglie ospitanti nei dipartimenti di Grand’Anse e del Sud e, anche attraverso partner locali, sta lavorando per garantire l’accesso a un’istruzione di qualità e il sostegno psicosociale agli studenti nei dipartimenti Ovest, Grand’Anse e Sud di Haiti.
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