Avvenire di Calabria

I ristori previsti non bastano, l’unica via è la pace fiscale

La seconda ondata può rappresentare una vera mazzata. La preoccupazione di Confesercenti: «Così chiudiamo»

Claudio Aloisio *

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C’è voluto il coronavirus e l’istituzione della zona rossa, l’ultima mazzata a un sistema economico e sociale ormai al collasso, per prendere coscienza di come la Calabria venga ancor oggiconsiderata: un territorio dove a chi è inviato per rappresentare lo Stato viene consigliato di non uscire, non incontrare e non instaurare rapporti con nessuno dato che, evidentemente, per il solo fatto di essere calabresi, siamo tutti colpevoli fino a prova contraria.

Continuiamo a rimanere la terra dei diritti negati, la più povera d’Italia, ultima in tutto: posti letto negli ospedali per numero di abitanti, ricchezza pro–capite, quantità e qualità dei servizi erogati.

Il Coronavirus però, suo malgrado, ha consentito di far emergere anche un’altra Calabria, la vera Calabria.

Quella di chi, pur esasperato, vessato, sbeffeggiato, scende in piazza con dignità per esprimere il proprio dissenso.

Migliaia di persone in ogni provincia che spontaneamente e civilmente si sono ritrovate insieme per dire no a questo stato di cose e, al netto di qualche imbecille subito marginalizzato, hanno manifestato con veemenza ma con correttezza, senza creare disordini e caos.

Tutte queste manifestazioni sono lo specchio della situazione attuale. Il tessuto economico e imprenditoriale calabrese è allo stremo, punito ulteriormente per colpe non sue.

Le misure attivate dall’esecutivo previste dal Decreto Ristori possono servire a tamponare ma, certamente, non a risolvere una situazione che ha ormai raggiunto pericolosamente un punto oltre il quale non c’è più ritorno. Oggi più che mai, se non verranno prese ulteriori misure di sostegno e stimolo alle imprese, rischiamo una devastante ecatombe economica. La chiusura definitiva di migliaia di aziende calabresi che non avranno la possibilità di pagare i tributi ad oggi solo sospesi, che non potranno saldare le rate delle cartelle esattoriali, che non riusciranno a farsi più carico degli stipendi dei propri dipendenti e saranno costrette a licenziare mandando a casa decine di migliaia di persone.

La crisi economica che si prospetta rischia di produrre danni inenarrabili, ancor più gravi, nel breve e medio periodo, di quella sanitaria.

Il Governo deve agire con decisione, immediatezza e coraggio. Iniettare ulteriore liquidità nel sistema per far ripartire una macchina al momento senza benzina, realizzare una riforma tributaria attivando al contempo una pace fiscale che, con lo strumento del saldo e stralcio, consenta di azzerare tutti i debiti pregressi di chi ha correttamente dichiarato ma si è trovato nell’impossibilità saldare il dovuto, programmare un piano di investimenti pubblici che consenta di colmare il gapstrutturale tra nord e sud e mettere in campo ulteriori misure, sulla scia della riduzione del 30% del versamento dei contributi ai dipendenti, per il sostegno delle regioni meridionali. Solo così potremo evitare un disastro già annunciato.

* Confesercenti Rc

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