Avvenire di Calabria

Secondo Antonio Marziale «c'è un’alternativa di tutto rispetto, ossia l’adozione»

Il garante: «Utero in affitto? Viola i diritti dei minori»

L'appello alla politica è quello di concentrarsi sulle soluzioni che ampliano davvero i diritti dei bambini

di Redazione Web

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«Il dibattito sulla maternità surrogata o utero in affitto non può rimanere appannaggio di ideologismi politici contrapposti ed un Garante non solo ha facoltà, ma ha il dovere di intervenire»: è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria.


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Utero in affitto, uno "strappo" al rapporto biologico

«Nel corso di una gravidanza – spiega il sociologo – il nascituro crea con la donna che lo porta in grembo una simbiosi, una dipendenza sulla base di acclarati elementi medico-scientifici, che inglobano la chimica, la biologia, lo stato emotivo e sensoriale, che a nessuno è dato distorcere per un tornaconto personale. Da decenni siamo usciti dalla sfera filosofica, etica o morale che dir si voglia, e la scienza in proposito è chiara, ineluttabile. Il bambino ha il diritto di proseguire il proprio cammino con chi lo ha gestito 9 mesi e qualsiasi strappo lede a tale diritto senza «se» e senza «ma».

Utero in affitto: appaga gli adulti e lede i bambini

Per il Garante: «L’appagamento di una genitorialità, altrimenti impossibile, ha un’alternativa di tutto rispetto, ossia l’adozione, ed è su questo che la politica farebbe meglio a concentrarsi al fine di snellire le lungaggini burocratiche e i costi di un atto d’amore qual è». «Il cosiddetto "utero in affitto" o "maternità surrogata" che dir si voglia toglie di fatto un sacrosanto diritto ad un bambino per soddisfare l’intimo bisogno di qualche adulto. Se la schermaglia politica tende a non placarsi – conclude Marziale – almeno la si faccia senza strumentalizzazioni di sorta. Andare in Tv e parlare d’amore per i bambini "fittati" è amore egoistico , tantomeno può essere rispetto dei diritti dei minori».


PER APPROFONDIRE: Francesco: «Accoglienza per tutti, ma la famiglia è una»


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