Avvenire di Calabria

Mentre la politica litiga, i giovani partono: dopo le vacanza natalizie sono migliaia i ragazzi alla vita da fuori sede

Il grande esodo. In trentamila verso il nord

Spesso il 'sogno' è uno dei tantissimi contratti a tempo determinato che fanno crescere le statistiche ministeriali

Federico Minniti

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Reggio Calabria, stazione centrale. Il 7 gennaio non è un giorno qualsiasi. Centinaia, migliaia di storie si intrecciano. Il treno è stracolmo di speranze, di partenze «obbligate».

Così quartieri e piccoli centri si svuotano di futuro tra l’indolenza di quanti passano i primi giorni dell’anno a litigare. Sono i politici che non trovando meglio da fare, fanno finta di non vedere il più grande esodo del ventunesimo secolo: trentamila giovani calabresi hanno lasciato la loro terra. Chi per l’università, chi per lavoro. Ciascuno tenta la sorte, lontano.

«Epifania, partono i bastimenti; – commenta lo scrittore reggino Gioacchino Criaco – “prima o poi finirà” è diventato il mantra di ogni generazione sudicia, da quando questo mirabolante occidente ha spalancato la bocca per divorarsi i sogni meridionali e spegnere il loro sole che un dio beffardo gli aveva promesso sarebbe stato eterno». Da un lato, quindi, una politica litigiosa che revoca deleghe e fa volare gli stracci, come accaduto a Palazzo Alemanni tra il governatore Oliverio e l’ormai ex assessore alle Politiche Sociali, Federica Roccisano.

Fatti che hanno la loro dignità politica, sia chiaro, ma che non mancano di sembrare anacronistici in virtù di immagini, quelle dell’Epifania dell’esodo calabrese. «Foto e scene che sembrano tratte da giornali degli anni ‘50 e ‘60, ma sono del gennaio 2018 – scrive Filippo Veltri, direttore dell’Ansa Calabria – Hanno fatto il giro della rete, hanno invaso i social, sono diventate virali, hanno aperto decine di dibattiti. Certo, sono immagini già viste negli anni e nei decenni passati, ma mai così toccanti, commoventi, complice appunto la rete che tutto amplifica e diffonde, senza pietà alcuna». Partono i figli e spesso partono anche le madri o i padri.

La crisi occupazionale non risparmia nessuno. E spesso il “sogno” è uno dei tantissimi contratti a tempo determinato che fanno crescere le statistiche ministeriali e, al contempo, l’amarezza di chi è nuovamente costretto a fare e disfare una valigia per tirare a campare. Il 2018 attende la Calabria, una regione che rischia l’ennesima prigionia da campagna elettorale. Tra litigi e promesse.

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