Avvenire di Calabria

La Calabria dei primati negativi e non solo chiede al Governo maggiore attenzione

Il nuovo governo e i calabresi: ecco le nostre attese

Ciò che chiedono i calabresi al nuovo esecutivo è innanzitutto un cambio di passo

di Mimmo Nunnari

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Dal primato dell'affluenza più bassa d'Italia alle ultime elezioni politiche, agli altri primati negativi da ribaltare. Cosa si aspetta davvero la Calabria dal nuovo Governo? Innanzitutto un cambio di passo.

Qualcosa vorrà pur dire se alle ultime elezioni politiche la Calabria ha fatto registrare l’affluenza più bassa d’Italia, un dato negativo che la colloca, tra tutte le regioni, in fondo alla classifica della partecipazione al voto.


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Ci mancava anche questo record per un territorio che il termine ultima se l’è appiccicato addosso, in tutte le classifiche economiche, sociali, di qualità della vita, fino a diventare il fanalino di coda dell’Europa, appena un rigo sopra le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla, che si trovano in terra africana, in Marocco.

Sui primati negativi della Calabria, si potrebbero scrivere decine di trattati, ma c’è da dire, subito e con chiarezza, che questa condizione di cenerentola della regione in fondo allo Stivale italico è conseguenza della politica strabica seguita da tutti i Governi, nessuno escluso: del Regno prima e della Repubblica dopo.

È dunque legittimo interrogarsi, ogni volta che in Italia si forma un Governo, che cosa si aspetta l’ultima della classe. E non si tratta di fare semplicemente un cahiers de dolèances da presentare o di redigere elenchi sulle cose da fare che sono tante e bisognava averle fatte già da un pezzo, come nelle altre regioni.

Dal nuovo Governo la Calabria deve, prima di ogni altra cosa, aspettarsi un cambio di passo, un’inversione di marcia, un approccio giusto, rispetto al passato. Certo, l’elencazione dei bisogni da soddisfare è lunga, ma sarebbe epocale se anzitutto il nuovo Governo prendesse coscienza del vulnus che nel paese si è creato con l’emarginazione di determinati territori.

L’aspettativa, dunque, è che il Governo Meloni, che si presenta come un Governo di rottura rispetto al passato, voglia primariamente chiedersi per quale motivo le cose sono arrivate a tal punto di degrado, in un pezzo di territorio cruciale dell’Europa che potrebbe essere il ponte dell’Italia sul Mediterraneo. 

Sarebbe storico, se il Governo riuscisse a porsi la domanda sul perché, da sempre, a circa due milioni di calabresi viene impedito di valicare la “barriera di ferro” che li separa dalle altre popolazioni italiane e di impiantarsi, come tutti, nel campo di una comune

realtà nazionale. È comunque confortante che dopo anni di oscuramento della questione del Sud, nel discorso programmatico di Giorgia Meloni il Mezzogiorno, che sembrava rimosso, sia presente: «Sono convinta che questa svolta sia anche l’occasione migliore per tornare a porre al centro dell’agenda Italia la questione meridionale.

Il Sud non più visto come un problema ma come un’occasione di sviluppo per tutta la Nazione. Lavoreremo sodo per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorare la qualità della vita. Dobbiamo riuscire a porre fine a quella beffa per cui il Sud esporta manodopera, intelligenze e capitali». Senza farsi eccessive illusioni (sono i fatti quelli che contano) è come se il cammino di questo Governo, rispetto al Sud, fosse partito col piede “bono”, come dicono i Greci di Calabria.

Certo, oltre a questa positiva, ancorché generica, presa di coscienza del nuovo Governo per il Mezzogiorno, la Calabria, che è il Sud del Sud, si aspetta in concreto infrastrutture moderne: strade, porti, aeroporti, ferrovie, ospedali, scuole, come tutti gli altri territori. Ma, la prima inversione di marcia, auspicabile, consiste nell’offrire normalità alla Calabria: pari opportunità, cioè il contrario di quanto accaduto finora con tutti i governi (di centro, di destra e di sinistra) che hanno sempre accelerato, anziché frenarli, i processi di differenziazione territoriale, ricorrendo, di tanto in tanto, all’elemosina.


PER APPROFONDIRE: Governo Meloni, due sottosegretari per la Calabria


Correggere, con un risarcimento definitivo, con una “riparazione” del torto secolare, l’esordio incerto della Calabria nella vita nazionale, significherebbe fare giustizia nei confronti di una terra paziente, che aspetta sempre il “salvatore” il quale, non essendo quello divino, non arriva mai. Forse servirebbe anche farsi sentire, fare chiasso come dice il papa ai giovani; servirebbe, anzitutto che la rappresentanza parlamentare calabrese riuscisse a tenere la schiena dritta, riuscisse ad alzare la voce, a non essere suddita nei confronti dei loro partiti e dei loro movimenti. Ma questo forse è sperare troppo.

Articoli Correlati