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«È veramente un quadro incredibile. Un dominio totale su questo paese. Ancora una volta quello che emerge è il totale dominio della ’ndrangheta su qualunque iniziativa di loro interesse, che dia frutti economici».
È il quadro che emerge dall’inchiesta su Brancaleone secondo l’analisi di Federico Cafiero de Raho, procuratore di Reggio Calabria e in pole position per la guida dalla Procura nazionale antimafia (oggi è previsto il voto del plenum del Csm). Un’analisi durissima. «Significa aver perso totalmente la libertà – aggiunge il magistrato –. Anzi vuol dire non riconoscere nemmeno cosa è la libertà. È aver perso di vista totalmente quelli che sono i diritti di una persona». Ma a preoccupare è anche il fatto che «gran parte degli arrestati sono giovani, addirittura giovanissimi. Eppure si sentivano padroni assoluti di quel territorio e con arroganza imponevano il proprio dominio su tutti gli appalti e non solo. E avevano sempre campo libero. Anzi lo facevano con maggior protervia delle vecchie generazioni che avevano sempre preferito il basso profilo. Questi giovani usavano i social non solo per autocelebrarsi ma per mandare un messaggio chiaro: qui comandiamo solo noi». Un racconto che, spiega il procuratore, «sembra un film di Francesco Rosi e invece è realtà».
Procuratore, ci faccia qualche esempio.
Questi hanno la spudoratezza di presentarsi in giunta comunale e dire al sindaco, al vicesindaco e all’assessore: «Ma voi non avete capito che della rete fognaria e della rete idrica dobbiamo occuparci solo noi. Volete fare una brutta fine?». E uno di loro, rivolgendosi al sindaco lo minaccia: «Franco, stai attento su cosa stai facendo, perché tu mi conosci. A me non me ne frega niente e anche se arrivano i carabinieri e mi arrestano io sempre qua torno». E lo dice con una tracotanza e un’arroganza pazzesca.
E gli amministratori comunali non reagiscono...
L’operazione contro le cosche di Brancaleone conferma la scelta strategica della ’ndrangheta di condizionare e assoggettare ai propri fini le amministrazioni locali. E non solo solo i politici. Il responsabile dell’ufficio tecnico fa certificazioni e attestazioni false. Sa che lavorano altri al posto di quelli ai quali erano stati affidati i lavori, non rileva mai nessuna irregolarità.
Davvero un quadro sconfortante.
È un sintomo gravissimo che deve far riflettere tutti. Gli amministratori locali, per la delicatezza del loro ruolo, soprattutto nei confronti dei cittadini e dei loro reali bisogni, dovrebbero mantenere sempre la lealtà verso la loro comunità e verso lo Stato. Non vi è altra via, se non la buona e corretta amministrazione per il bene comune e per una vera libertà d’impresa.
E i cittadini?
Se tutti denunciassero, noi con un unico provvedimento potremmo arrestare tutta la ’ndrangheta.
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