Avvenire di Calabria

Oggi la nomina del magistrato alla guida della Procura Nazionale Antimafia, ma il pm torna sull'ultima operazione

Il procuratore Cafiero de Raho: siamo a Gomorra dal vero

Toni Mira

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

«È veramente un quadro incredibile. Un dominio totale su questo paese. Ancora una volta quello che emerge è il totale dominio della ’ndrangheta su qualunque iniziativa di loro interesse, che dia frutti economici».

È il quadro che emerge dall’inchiesta su Brancaleone secondo l’analisi di Federico Cafiero de Raho, procuratore di Reggio Calabria e in pole position per la guida dalla Procura nazionale antimafia (oggi è previsto il voto del plenum del Csm). Un’analisi durissima. «Significa aver perso totalmente la libertà – aggiunge il magistrato –. Anzi vuol dire non riconoscere nemmeno cosa è la libertà. È aver perso di vista totalmente quelli che sono i diritti di una persona». Ma a preoccupare è anche il fatto che «gran parte degli arrestati sono giovani, addirittura giovanissimi. Eppure si sentivano padroni assoluti di quel territorio e con arroganza imponevano il proprio dominio su tutti gli appalti e non solo. E avevano sempre campo libero. Anzi lo facevano con maggior protervia delle vecchie generazioni che avevano sempre preferito il basso profilo. Questi giovani usavano i social non solo per autocelebrarsi ma per mandare un messaggio chiaro: qui comandiamo solo noi». Un racconto che, spiega il procuratore, «sembra un film di Francesco Rosi e invece è realtà».

Procuratore, ci faccia qualche esempio.

Questi hanno la spudoratezza di presentarsi in giunta comunale e dire al sindaco, al vicesindaco e all’assessore: «Ma voi non avete capito che della rete fognaria e della rete idrica dobbiamo occuparci solo noi. Volete fare una brutta fine?». E uno di loro, rivolgendosi al sindaco lo minaccia: «Franco, stai attento su cosa stai facendo, perché tu mi conosci. A me non me ne frega niente e anche se arrivano i carabinieri e mi arrestano io sempre qua torno». E lo dice con una tracotanza e un’arroganza pazzesca.

E gli amministratori comunali non reagiscono...

L’operazione contro le cosche di Brancaleone conferma la scelta strategica della ’ndrangheta di condizionare e assoggettare ai propri fini le amministrazioni locali. E non solo solo i politici. Il responsabile dell’ufficio tecnico fa certificazioni e attestazioni false. Sa che lavorano altri al posto di quelli ai quali erano stati affidati i lavori, non rileva mai nessuna irregolarità.

Davvero un quadro sconfortante.

È un sintomo gravissimo che deve far riflettere tutti. Gli amministratori locali, per la delicatezza del loro ruolo, soprattutto nei confronti dei cittadini e dei loro reali bisogni, dovrebbero mantenere sempre la lealtà verso la loro comunità e verso lo Stato. Non vi è altra via, se non la buona e corretta amministrazione per il bene comune e per una vera libertà d’impresa.

E i cittadini?

Se tutti denunciassero, noi con un unico provvedimento potremmo arrestare tutta la ’ndrangheta.

Articoli Correlati