Avvenire di Calabria

L'anno appena concluso ha sancito la ripresa dell'idea e del progetto del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia da parte dell'attuale Governo

2024, sarà l’anno del Ponte sullo Stretto?

Ricostituita la Società Stretto di Messina e richiamate alcune "vecchie" figure manageriali, l'obiettivo è uno solo: entro dieci anni realizzare l'opera

di Francesco Chindemi

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Il 2023 ha sancito il ritorno al progetto del Ponte sullo Stretto. Il Governo di centrodestra, guidato da Giorgia Meloni, infatti, ha rispolverato non solo l'idea ma ha rimesso in piedi vecchie strutture con un obiettivo: entro dieci anni realizzare l'avveniristico collegamento stabile tra Calabria e Sicilia. Sarà questa la vota buona?

Il "ritorno" del Ponte sullo Stretto: la svolta nel 2024?

Quello che ci siamo lasciati, da qualche giorno, alle spalle sarà sicuramente ricordato come l’anno del “ritorno” del Ponte sullo Stretto. Nel rispetto della migliore sceneggiatura che lascia spazi aperti a possibili sequel, lo stesso è avvenuto per l’avveniristica e faraonica opera improvvisamente ripiombata al centro del dibattito politico nazionale e locale. A firmare la regia, l’esecutivo di centrodestra guidato dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni. Sceneggiatore principale, il vice premier e ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini.


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Ad avallare la trama, lo scorso mese di maggio, il voto di Camera e Senato dato il via libera alla conversione in legge del decreto sul tanto agognato collegamento stabile tra Calabria e Sicilia. In quella occasione Salvini parlò di «decisione storica», rinnovando inoltre l’intenzione di dare il via ai primi cantieri per la realizzazione del ponte sospeso strallato più lungo del mondo (3.300 metri) già nell’estate del 2024.


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Nello stesso decreto convertito in legge c’è anche indicato il cronoprogramma, con la previsione che il progetto esecutivo sarà approvato entro il 31 luglio del nuovo anno. Nei fatti si “riparte” da dove tutto aveva avuto inizio. Al di là della deadline annunciata il voto del parlamento ha sancito concretamente la ricostituzione del vecchio “carrozzone” messo in piedi oltre 40 anni fa, nel 1981, per realizzare il Ponte: la Società Stretto di Messina.

Sostenitore del Ponte, il ministro delle Infrastrutture Salvini

Non solo. A guidarla c’è una vecchia conoscenza. Quel Pietro Ciucci a cui nel 2013 il Governo Monti aveva dato il ben servito chiudendo la “partita” Ponte e mettendo in liquidazione la la Società Stretto di Messina. Dieci anni dopo, Meloni lo ha richiamato (ri)affidandogli l’incarico di Amministratore delegato. Corsi e ricorsi, dunque, per un progetto avveniristico più volte rispolverato negli ultimi cinquant’anni di storia del Paese, da quando cioè nel 1969 il ministero dei Lavori pubblici indisse un primo concorso di idee internazionale.

Tra propositi, idee e ritorni: il "film" del Ponte

Dopo la costituzione nel 1981 della “Stretto di Messina”, si dovrà attendere circa vent’anni (nel 2003) per vedere venire alla luce il progetto preliminare. Poi di nuovo nel 2010 e nel 2011. Ma l’idea di collegare in modo stabile la Sicilia al continente ha origini molto più antiche. Di un progetto risalente all’epoca dei romani (e al momento l’unico), probabilmente realizzato (251 a.C.) ne parlano, addirittura, Plinio il Vecchio e Strabone nelle loro cronache. Il resto è storia recente.


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Insieme alla progettazione, adesso, il prossimo obiettivo è reperire le risorse necessarie per realizzare il ponte. Non più gli otto miliardi di cui si parlava dieci anni fa, ma gli oltre 13 e mezzo che, con tutte le opere complementari, salgono a quota 15 miliardi. Questo il costo stimato per realizzare il “nuovo” Ponte “green”.

L'Unione europea pronta a investire, intanto si è riacceso il dibattito "favorevoli-contrari"

Dal canto suo l’Unione europea si è detta disponibile a finanziare il 50% delle somme necessarie per l’aggiornamento degli studi sull’impatto ambientale del Ponte sullo Stretto, come ha avuto modo di ribadire lo scorso aprile Pat Cox, coordinatore della Commissione europea per il corridoio Ten-T “scandinavo-mediterraneo”. Ma non basta. Bisognerà quindi attingere ad ulteriori canali affinché si rispettino gli impegni assunti e si possa «transitare sull’opera a partire dal 2032».


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Intanto il dibattito tra favorevoli e contrari si è riacceso, mentre in Calabria oltre che nella dirimpettaia Sicilia, da più parti si chiede la realizzazione di opere già progettate, indispensabili ad accorciare le distanze col resto d’Italia e aiutare i territori delle due regioni ad uscire fuori dall’atavico isolamento.

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