Avvenire di Calabria

È un giorno molto importante per la Chiesa che si inserisce nel contesto dell'Avvento e del Natale

Immacolata Concezione, “prisma” di bellezza trinitaria

Con il mariologo padre Antonio Carfì approfondiamo il significato di questo dogma in cui è racchiusa l'universalità dell'amore di Dio

di Antonio Carfì *

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Oggi si celebra la Solennità dell'Immacolata Concezione. Con il mariologo padre Antonio Carfì approfondiamo il significato del dogma di Maria, in cui è racchiusa l'universalità dell'amore di Dio.

Oggi è la solennità dell'Immacolata Concezione, il significato del dogma

Quando parliamo dei dogmi mariani si corre spesso il rischio di considerarli come esclusivi privilegi di Maria. In realtà essi sono verità di fede che riguardano sì, immediatamente, la Madre di Dio, ma hanno profonde radici nel nexus mysteriorum e molteplici connessioni interdisciplinari. L’Immacolata è come un prisma, la Persona resa trasparente dalla grazia di Dio che accoglie la Luce divina e la rifrange dentro di sé e intorno a sé.


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Possiamo scrutare dentro la Maria storica e oggi nella sua realtà glorificata e scoprire verità che riguardano Dio, l’Uomo, l’amore, le relazioni umane, il senso del dolore e della sofferenza, la vita di oggi e l’eschaton. Così è anche per il mistero della Concezione Immacolata di Maria. Proviamo a delineare, per linee generali, le implicazioni trinitarie ed ecclesiologiche del dogma.

Innanzitutto il dogma dell’Immacolata Concezione pone in evidenza la gratuità e la fedeltà dell’amore del Padre all’umanità di ogni tempo. Dio ha l’iniziativa nel rapporto con l’uomo, senza tuttavia condizionarne la libertà: lo testimonia il decisivo spazio lasciato al fiat di Maria a Nazaret. Riprendendo un pensiero di Karl Rahner, la Concezione senza peccato di Maria non rimanda solo ad un inizio di vita nella purezza assoluta, ma ad un inizio da Dio che è fedele per sempre. L’Immacolata dunque appare come la sorgente purissima dalla quale scaturirà ogni altro dono poiché donerà al mondo Colui dal quale noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia (cfr. Gv 1,16). In Lei ha già avuto pienamente compimento ciò che san Paolo dirà di tutti i redenti: «Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; non viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene » (Ef 2,8-9).

Maria, testimone e paradigma della centralità di Cristo

È necessario inoltre sottolineare la dimensione cristologica del dogma sulla Concezione di Maria. L’Immacolata infatti è testimone e paradigma della centralità di Cristo nella storia della salvezza poiché Ella è la radicalmente redenta, è il primo frutto della Pasqua del Figlio. L’Amore di Dio ha innanzitutto redento Lei in modo perfetto, operando in modo preventivo ed impedendo che il peccato potesse in qualche modo inquinare e ferire la sua persona.

Per questo, a partire da Lei, la relazione dell’uomo di fronte a Dio è cambiata non solo sul piano giuridico, ma anche sul piano ontologico ( essere giusto) facendone l’icona esemplare della creatura nuova (cfr. Gal 6,15). Il dogma dell’Immacolata ci racconta che Maria è stata giustificata prima di ogni altra persona. E tuttavia non si tratta di un prima cronologico, quanto di una questione qualitativa: la redenzione preventiva ha fatto sì che Maria pur conservando la sua radicale appartenenza e solidarietà al genere umano ha mantenuto, per pura grazia di Dio, una irriducibile distanza dal peccato e dai suoi codici di fratture e bruttezze che sfigurano il volto dell’essere umano: essere considerato giusto E consideriamo ora la dimensione pneumatologica del nostro dogma.

Nel dinamismo della redenzione un ruolo importante è dato dallo Spirito Santo. Alla massima forma di redenzione – l’Immacolato concepimento – dunque corrisponde la massima forma di presenza nella persona redenta di Maria che diventa pertanto l’icona dello Spirito nella Chiesa. Sant’Ambrogio chiarirà che Maria non è il Dio del tempio, ma è certamente il tempio vivente di Dio, la creatura plasmata dal Pneuma divino sin dal primo istante della sua esistenza. È la chekaritomene, così la riconosce l’Angelo a Nazaret, ossia Colei che da sempre è stata oggetto del favore divino, così piena di grazia che il peccato in Lei non ha trovato spazio. Grazia significa luce, vita, apertura della vita umana e spirituale dell’uomo alla infinita vastità di Dio. 

Grazia significa ancora libertà, forza, pegno di vita eterna, attività dello Spirito di Dio nelle profondità dell’uomo. È lo Spirito Santo che in modo misterioso ha guidato e illuminato il cammino di Maria: dalla gioia di Nazaret alla sequela del Figlio nel corso della vita pubblica, non senza fatiche del cuore (cfr. Lc 2,48-50); dalla presenza martiriale ai piedi della Croce dove lo Spirito sosterrà lo stare di Maria ai piedi del Figlio, uno stabat colmo di dolore, ma anche di dignità e di speranza, al suo essere nel cuore della Chiesa nel giorno della Pentecoste.

La dimensione ecclesiologica del dogma dell'Immacolata

Infine è necessario un accenno alla dimensione ecclesiologica del dogma. L’Immacolata è la personificazione del progetto di Dio sulla comunità ecclesiale e su ciascuno dei battezzati. Possiamo definirla il prototipo di ciò che la Chiesa intera è chiamata ad essere secondo l’originario progetto di Dio. In Lei la Chiesa vede rappresentata e realizzata la sua aspirazione più grande e vera: comparire, purificata da Cristo, al cospetto di Dio «senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,27).


PER APPROFONDIRE: Festa dell’Immacolata a Reggio Calabria, le celebrazioni del vescovo Morrone


Per questo, nella liturgia dell’8 dicembre, potremo cantare anche noi col salmista: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. L’Immacolata è Colei che presta la voce alla Chiesa per le meraviglie che la misericordia divina ha compiuto in Lei, e attraverso Lei, per l’umanità intera.

* mariologo

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