Avvenire di Calabria

La vera frontiera da raggiungere è la crossmedialità. Così gli ambienti «da esplorare» diventano i social

Impegno al servizio della Calabria

Enzo Gabrieli *

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Settant’anni per un settimanale diocesano, in Calabria, sono davvero tanti. Sono un bel traguardo di impegno, di servizio; un’avventura di fede coniugata con professionalità e desiderio di “comunicare” per costruire ponti, creare comunione e dare voce alla gente e al territorio.

L’Avvenire di Calabria lo è stato e continua ad esserlo, con quella voglia di rinnovarsi per essere sempre “voce” libera non flebile, all’interno della missione stessa della Chiesa di cui il settimanale è un avamposto culturale.

Quando i nostri settimanali diocesani sono nati venivano “cucinati e costruiti” in maniera artigianale tra uffici di curia, canoniche e tipografie locali, stampati in piano con le vecchie linotype e distribuiti tra parrocchie e famiglie. Oggi la nuova sfida spinge il settimanale a divenire un vero e proprio “ambiente” ecclesiale che trova nella crossmedialità la sua forza e l’integrazione tra ambienti e strumenti. Il settimanale non è più e non è solo il giornale cartaceo stampato, ma è un progetto di comunicazione che sposa a pieno titolo l’online e i social, l’uso della videocamera e degli audio come vie di approfondimento, per raccontare meglio la storia. Oggi si sta sul pezzo con taccuino e telefonino e il servizio, un vero e proprio ministero ecclesiale, il comunicatore lo fa utilizzando nuovi mezzi e senza mai ridursi ad un giornalismo da desk o da comunicati. Le nuove tecnologie ci impongono, ancora di più, di “uscire” dalla redazione, di andare per costruire “relazioni” con l’evento e con le storie, mettendosi in ascolto del territorio e “guardando” negli occhi le persone, facendole parlare. Credo che questa sia per noi la sfida di una “Chiesa in uscita” di cui parla papa Francesco. Un settimanale diocesano offre questo ai suoi lettori, mentre si configura come fucina di comunicazione ancorata ad alcuni valori imprescindibili del giornalismo dei padri: la centralità della persona, la solidarietà, la giustizia sociale, la profezia che mai offende, la denuncia del male come prospettiva per costruire il bene, il racconto del bene per sconfiggere il male per “contaminazione” ed incoraggiamento. Auguri allora a L’Avvenire di Calabria, che nelle sue diverse stagioni è rimasto bandiera ecclesiale di comunicazione ben fatta, a quanti oggi insieme a don Davide si giocano in questa avventura, ma anche a quanti in passato hanno creduto, tante volte in ostinata solitudine, che il Vangelo passa e raggiunge gli uomini anche attraverso quelli che erano mezzi e oggi sono ambienti e continenti dove l’uomo vive.

* vice presidente Federazione Italiana Settimanali Cattolici

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