Avvenire di Calabria

Un'esperienza immersi nella bellezza della montagna accompagnati dal Cantico delle creature di S. Francesco, per i ragazzi «post-cresima»

In Aspromonte tra natura e preghiera al tempo del Covid

Redazione Web

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Il post-cresima è stata un'intuizione di Kiko Arguello, cofondatore del Cammino neocatecumenale, accortosi del grave problema che affligge la Chiesa attuale relativo ai giovani cristiani, lasciati senza catechesi e senza Parola una volta compiuto il rito della cresima e in balia del mondo e delle sue prassi e credenze non più fecondate dalla vita cristiana, dato che gli stessi genitori, presi dal continuo lavoro, non trasmettono più la fede.

L'idea è stata quella di dare ad essi dei padrini che, a differenza dei tradizionali padrini di "rappresentanza rituale", li seguano, li mettano ogni settimana a confronto con la Scrittura, li facciano riflettere sul rapporto tra la Parola di Dio e la loro vita reale, e tra i valori del mondo e quelli proposti da Cristo per la salvezza, li portino in chiesa una volta al mese per ricevere il perdono sacramentale e la catechesi sui diversi aspetti relativi alla vita secondo l'insegnamento bimillenario della Chiesa voluta da Cristo. In questo quadro, vi è anche il momento del Campo estivo, in cui due-trecento giovani socializzano tra loro attraverso il rapporto con la natura, con giochi, con luoghi in cui vissero dei santi, sempre seguiti e aiutati spiritualmente dai loro padrini.

Quest'anno, per i noti problemi epidemici (i quali hanno pure qualcosa da insegnare), il campo non si è potuto svolgere, ma ogni coppia di padrini ha avuto mandato di compiere una "uscita" solo con i propri figli spirituali (8-10 giovani) con le cautele del caso. Noi abbiamo pensato a fine luglio di noleggiare un pulmino con 9 posti, e di portare i nostri ragazzi in un'immersione nella natura del nostro meraviglioso Aspromonte ancora poco conosciuto, per aiutarli a comprendere cosa sia davvero la natura per un cristiano. Abbiamo letto loro il Cantico delle creature di S. Francesco, chiedendo loro cosa ne pensassero. Essi hanno mostrato l'ambivalenza della natura: bellezza da una parte e timore dall'altra per i pericoli che vi sono nascosti, anche quando camminavano semplicemente per i sentieri.

Di fronte alla bellezza delle piccole cascate della zona del Menta, sconosciute ufficialmente, con l'acqua pulitissima, preziosa e casta, le piscine sottostanti che invitavano al bagno (ma l'acqua era troppo fredda), si sono lasciati meravigliare da tanta bellezza e hanno cominciato a scattare foto. Abbiamo poi spiegato che Francesco, e ogni cristiano, non è un ecologo (termine forgiato nell' '800 da Heckel, uno scienziato ateo noto per le sue falsificazioni degli embrioni animali allo scopo di avvalorare la teoria evoluzionistica) e non deifica la Natura. Le creature sono un prodotto di cui bisogna ringraziare il Creatore (Laudato sì mi signore per lo frate sole, le stelle, frate vento, sora acqua, madre terra etc...) ma che non bisogna considerare come un nuovo Dio come fa l'ecologismo, che tende al ritorno alle divinità pagane dei boschi, delle fonti; né pari all'uomo, che è dotato di spirito immortale, non presente nelle altre creature. Anzi, proprio perché esse sono utili all'uomo e create per questo, Francesco ringrazia il loro Fattore, e conclude (il finale non è affatto citato da quelli che vorrebbero portare il Poverello dalla loro parte ecologica) ringraziando anche per sora nostra morte corporale, vera uguagliatrice a differenza delle pretese mai realizzate delle spietate ideologie umane che ci governano da secoli; e mettendo in guardia i viventi col ripetere uno dei Guai! di Gesù a quelli che morranno ne le peccata mortali a differenza di quelli che la morte troverà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male, e di quelli che perdonano per lo tuo amore. Prima Dio!

Dopo il pranzo al sacco, il riposo e le brevi escursioni nei dintorni, è venuto il momento più importante: ogni giovane apre un vangelo a caso e ascolta quel che Cristo dice a lui in quel momento. Qui l'aiuto dei padrini, che spesso sono catechisti del Cammino, è fondamentale: essi conoscono il vangelo non solo formalmente ma soprattutto in rapporto alla loro vita, e conoscono pure i giovani e i loro caratteri: quando essi hanno difficoltà a recepire esistenzialmente la Parola di Cristo, vengono in aiuto e, come si dice, la "spezzano", come fosse pane che nutre la loro vita, e la calano nella situazione di ognuno.

E tale essa è, unitamente al pane disceso dal cielo che si fa corpo di Cristo per nutrire, attraverso il corpo, anche lo spirito, e purificarlo dai mali del peccato. Non dice Gesù: "Voi siete già mondi per la parola che vi ho annunziato"? Nella Parola che Cristo ha dato all'umanità, spezzata, spiegata dalla Chiesa, cioè da quelli a cui è stata annunziata la prima volta e che poi l'hanno portata a tutte le generazioni lungo la storia, in essa, c'è la Via, la Verità e la Vita. Privare i giovani di questo tesoro, l'unico vero tesoro, è qualcosa che la Chiesa non può fare se vuole mantenersi fedele al suo Signore. Nel post-cresima e nel Cammino Dio ha dato una risposta alla scristianizzazione occidentale non con dibattiti, convegni, disegni pastorali, ma ritornando alle origini, ritrovando la freschezza della prima generazione cristiana, che metteva la propria vita a confronto con l'insegnamento di Cristo e della sua Chiesa. Cosa dice a te questa Parola? Hai tu visto se essa si è talvolta realizzata concretamente nella tua vita? Cosa sei chiamato a fare della tua vita? Il cristianesimo è più semplice, nella sua profondità scavante, e più naturalmente fruttuoso di quanto oggi non si creda. Purché ci si mantenga fedeli e non si vada dietro le mode del mondo.

i padrini Pietro e Francesca Rodà

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