Avvenire di Calabria

A Brancaleone, a Cannitello e alla Candelora appuntamenti zonali per dialogare con parroci e coppie

In Diocesi. Ufficio Famiglia e Agape, insieme per l’affido

I volontari hanno aperto una finestra sulle varie e molteplici possibilità di prendersi carico di minori in difficoltà

Redazione Web

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«La Santa Famiglia di Nazareth sa bene che cosa significa una porta aperta o chiusa, per chi aspetta un figlio, per chi non ha riparo, per chi deve scampare al pericolo. Le famiglie cristiane facciano della loro soglia di casa un piccolo grande segno della Porta della misericordia e dell’accoglienza di Dio». Così papa Francesco esortava le famiglie nella sua catechesi del 18 novembre 2015. In questo spirito l’Ufficio famiglia diocesano e il Centro comunitario Agape di Reggio Calabria hanno proposto l’incontro dal titolo «La Famiglia – Porta dell’accoglienza».

Il 15 novembre, infatti, proseguendo il percorso di formazione per coloro che, nelle parrocchie, si occupano dell’accompagnamento delle coppie, dei fidanzati e delle famiglie che chiedono il Battesimo per i propri figli, sono stati approfonditi gli aspetti dell’accoglienza in famiglia e, in particolare, della fecondità e ricchezza dell’esperienza dell’affido. Come di consueto, per facilitare la partecipazione di ciascuno, sono state proposte tre sedi (Cannitello per la fascia tirrenica, Brancaleone per la fascia ionica e Candelora per l’area cittadina del territorio diocesano) nelle quali gli operatori di pastorale familiare si sono confrontati sulla necessità di essere porta aperta, come ci sprona il Papa: «Sarebbe terribile! Una Chiesa inospitale, così come una famiglia rinchiusa su se stessa, mortifica il Vangelo e inaridisce il mondo.
 
Niente porte blindate nella Chiesa, niente! Tutto aperto!». Fulcro dell’accoglienza è la disponibilità di imparare a discernere con generosità, perché Gesù è con noi: «la gestione simbolica delle “porte” – delle soglie, dei passaggi, delle frontiere– è diventata cruciale. La porta deve custodire, certo, ma non respingere. La porta non dev’essere forzata, al contrario, si chiede permesso, perché l’ospitalità risplende nella libertà dell’accoglienza, e si oscura nella prepotenza dell’invasione. La porta si apre frequentemente, per vedere se fuori c’è qualcuno che aspetta, e magari non ha il coraggio, forse neppure la forza di bussare... Gesù è la porta che ci fa entrare e uscire. Perché l’ovile di Dio è un riparo, non è una prigione! La casa di Dio è un riparo, non è una prigione, e la porta si chiama Gesù! E se la porta è chiusa, diciamo: “Signore, apri la porta!”. Gesù è la porta e ci fa entrare e uscire». Dopo queste premesse, il confronto si è fatto intenso e partecipato grazie alla forte esperienza presentata dai genitori affidatari, che hanno raccontato dei vissuti di sofferenza e di abbandono e soprattutto dell’imprescindibile necessità, una volta incontrate tali sofferenze, di mettersi in azione in prima linea, con umiltà e disponibilità di cuore.
 
Quindi i volontari di Agape hanno aperto una finestra sulle varie e molteplici possibilità di prendersi carico di minori in difficoltà: dall’affido temporaneo a quello diurno, a quello breve relativo a situazioni contingenti, a quello che si protrae nel tempo, a quello fatto da una famiglia, a quello fatto da singoli o da gruppetti di famiglie... Denominatori comuni sono, per tutti, l’impegno di prendersi cura, con il minore, anche della sua famiglia e la serenità di sapersi sempre affiancati da personale presente e competente. Prossimi appuntamenti nelle parrocchie e nelle associazioni interessate ad approfondire il tema e a sperimentare forme di accoglienza, con i volontari di Agape disponibili a partecipare.

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