Avvenire di Calabria

Aumentano le diseguaglianze tra Mezzogiorno e resto del Paese anche sull'istruzione

Istat, Reggio Calabria ancora ”bocciata” sulla formazione

Luigi Iacopino

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Reggio Calabria non gode buona salute in tema di istruzione e formazione continua. È quanto emerge dall’ultimo comunicato stampa dell’Istat sulle misure del benessere equo e sostenibile dei territori, relativo al 2017, che attesta come “i principali indicatori”, sebbene “in miglioramento rispetto agli anni precedenti”, mettano in evidenza “un’ampia distanza tra il Mezzogiorno e le altre aree del Paese e disuguaglianze all’interno delle aree stesse”.

Istruzione e formazione, disuguaglianze tra Mezzogiorno e resto del Paese in aumento

Diseguaglianze che si protraggono ormai da anni e che sono conseguenza sia dei “differenti punti di partenza che della diversa intensità delle dinamiche”. Il territorio reggino, in particolare, e meridionale, in generale, potrebbe e dovrebbe fare molto di più sia sul fronte della “quota di popolazione con almeno il diploma” che su quello della “percentuale di laureati tra i 25 e i 39 anni (24,4% in Italia)” che risulta “più alta al Centro e al Nord rispetto al Mezzogiorno”. Ma quel che è peggio è che distanze e differenze sono cresciute negli ultimi anni evidenziando un trend negativo per la maggior parte delle province del Mezzogiorno che risultano ampiamente al di sotto della media nazionale, tranne qualche eccezione. Nel 2016 i cosiddetti Neet – acronimo inglese di "not (engaged) in education, employment or training", che in italiano si traduce come “né-né” e indica persone non impegnate nello studio, nel lavoro e nella formazione – hanno toccato quota 36,8%, rendendo la città in riva allo stretto ai margini della classifica assieme alle altre città metropolitane di Palermo (41,5%), Catania (40,1%) e Messina (38,5%). Complessivamente la percentuale di giovani i tra i 15 e i 29 anni che nel Mezzogiorno non hanno lavorato né studiato (34,2%) raddoppia la percentuale di giovani nel Nord (17%) e supera abbondantemente quella del Centro (20,4%).

Sicurezza, dati positivi per i delitti violenti

Dati incoraggianti emergono, invece, nel settore sicurezza. Il fenomeno dei delitti violenti, sebbene generalmente più intenso nelle città metropolitane, qualifica Reggio Calabria come eccezione positiva, con un tasso di 12, 1 delitti per 10mila abitanti. Peggio di noi Napoli (34,7), “seguita a distanza da Milano e Rimini (26 in entrambi i casi)”.

Ambiente, il contributo della differenziata è ancora modesto

Il tasso di raccolta differenziata della città in riva allo stretto, pari al 25%, è “tra i più bassi in Italia”, assieme a quelli di Siracusa (9%), Enna (11%), Messina (14%), Vibo Valentia (24%). Si tratta, talvolta, di casi in cui i dati si accompagnano all’assenza di discariche attive nel territorio, rispetto a un problema – quello del conferimento dei rifiuti urbani in discarica, “fonte di pressione ambientale” – per il quale proprio la raccolta differenziata “può contribuire a ridurre tale pressione”. Il Mezzogiorno si segnala per aver contribuito in modo inteso alla crescita nazionale della raccolta differenziata, sebbene in alcuni casi tale contributo sia stato più contenuto.

Innovazione, ricerca e creatività: permane un contesto sfavorevole

In quest’ambito il Mezzogiorno fa rilevare “il contesto strutturalmente più sfavorevole allo sviluppo”, confermato non solo dalla distribuzione territoriale ma anche dall’andamento nel tempo del tasso di mobilità dei laureati italiani tra i 25 e 39 anni. In particolare nel 2016, al Sud “si registra una perdita netta di 23 giovani laureati ogni mille laureati residenti di pari età”, tanto che “il saldo (cioè la differenza tra i flussi in ingresso e quelli in uscita verso territori più attrattivi, in Italia o all’estero) è negativo” in tutte le province meridionali, tra le quali figura anche Reggio Calabria dove è “particolarmente alto”.

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