Avvenire di Calabria

Sono i dati che emergono dall'analisi di Coldiretti Giovani Impresa. In controtendenza invece il ritorno alla terra

La fuga di 28mila laureati all’estero è costata oltre 3 miliardi

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

La fuga di 28mila laureati all’estero è costata oltre 3 miliardi di euro spesi dallo Stato italiano per l’istruzione partendo dal primo anno di elementari e arrivando all’ultimo anno di università”. È quanto stima la Coldiretti Giovani Impresa sulla base dei dati diffusi dall’Istat relativamente alle “Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente” nell’anno 2019. “A spingere i giovani ad emigrare – sottolinea l’associazione – è spesso la mancanza di opportunità sul territorio nazionale dove a frenare lo spirito di iniziativa è sovente la diffidenza verso il mondo giovanile e, soprattutto, la burocrazia”.

“In un Paese vecchio come l’Italia – spiega Coldiretti – la prospettiva dell’abbandono per molti giovani italiani è una perdita di risorse insopportabile se si vuole tornare a crescere ma anche il risultato di una evidente sconfitta per tutti, dal mondo scolastico a quello imprenditoriale, dalle famiglie alle Istituzioni”. “In questo scenario – continua l’associazione – l’agricoltura rappresenta una speranza e una risorsa per le nuove generazioni ed in controtendenza rispetto all’andamento generale nel 2020, con la crisi provocata dall’emergenza Covid, si registra uno storico balzo del 14% del numero di giovani imprenditori in agricoltura, rispetto a cinque anni fa”, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Unioncamere. “Con oltre 55mila under 35 alla guida di imprese agricole e allevamenti, l’Italia – sottolinea l’associazione – è leader europeo nel numero di imprese condotto da giovani, anche grazie alla svolta green nei consumi e nel lavoro favorita dalla pandemia”.

Numeri che potrebbero essere addirittura più consistenti, visto che “oltre un giovane italiano su due (55%) fra i quasi 39mila che hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura in Italia si è visto respingere il proprio progetto imprenditoriale a causa degli errori di programmazione delle amministrazioni regionali, con il rischio di perdere i fondi messi a disposizione dall’Unione europea”.
Secondo la leader dei giovani di Coldiretti, Veronica Barbati, “occorre sostenere il sogno imprenditoriale di una parte importante della nostra generazione che mai come adesso vuole investire il proprio futuro nelle campagne e per questo va liberata dal peso della burocrazia che impedisce anche il pieno utilizzo delle risorse comunitarie”.

A.B. (Agensir)

Articoli Correlati