Avvenire di Calabria

L’imprenditore e testimone di giustizia propone un percorso legislativo che contribuisca a far uscire fuori dalla morsa della criminalità il territorio, privilegiando il tessuto economico sano

«Un premio per chi denuncia», la proposta dell’imprenditore Nino De Masi

Dalle forme di premialità nelle gare d'appalto, ad altre iniziative volte a favorire l'accesso ai finanziamenti pubblici, fino alla fiscalità agevolata: ecco perché vale la pena aiutare le imprese anticlan

di Francesco Chindemi

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Forme di premialità concrete per le imprese che resistono alla criminalità organizzata. Cresce l’interesse attorno alla proposta di Nino De Masi.

L’imprenditore pianigiano, vessato da ‘ndrangheta e banche, chiede l’avvio di un percorso legislativo affinché venga riconosciuto un incremento del 10 per cento nel punteggio delle gare d’appalti della Pubblica amministrazione a quelle imprese e imprenditori onesti che non hanno ceduto alle richieste asfissianti delle mafie.


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De Masi perché questa proposta?

Intanto una precisazione per amor di verità. Non c’è nessun interesse personale dietro questa proposta. Le mie aziende producono macchine agricole, non partecipano dunque a forniture pubbliche.

Quindi sfatiamo subito possibili dietrologie...

L’unico e solo interesse è per il bene collettivo. Chi mi conosce lo sa, ci sono delle battaglia che vanno portate avanti insieme se vogliamo sconfiggere la “malapianta”.

È un’impresa difficile?

La battaglia è sempre la stessa tra valori e disvalori. Il caso di Caivano insegna che nonostante l’impegno dello Stato a riportare democrazia e libertà sui territori, c’è sempre una risposta dell’anti-stato. In questo contesto i cittadini come fanno ad avere fiducia?

Lo chiedo a lei.

La questione non è semplice. Un imprenditore messo alle strette spesso, pur di far profitto, preferisce piegarsi alle richieste estorsive del “padrino” di turno. Ma è un ragionamento carico di disvalori. Allo stesso tempo se denunci vieni isolato socialmente e economicamente. Anche le banche infatti riducono o chiudono le linee di credito perché vieni considerato un soggetto a rischio.

La sua proposta, quindi, dovrebbe aiutare a uscire fuori da questa doppia gabbia?

È far capire il valore positivo e, soprattutto, universale della denuncia per le ricadute che essa ha sull’intero sistema democratico e per la collettività. Non può essere relegata a un fatto privato. Chi denuncia è portatore di un interesse collettivo e come tale deve godere di una serie di ombrelli protettivi.

Come forme di premialità, ad esempio, nel partecipare ad una gara d’appalto?

Basta solo pacche sulle spalle. È giusto che chi è portatore di valori sia riconosciuto come tale, rispetto a chi invece opera con interessi completamente opposti.

Nella sua proposta sono previste altre forme di aiuto, come ad esempio la defiscalizzazione?

Con me sta lavorando un team di esperti per portare all’attenzione del Governo nazionale la possibilità di valutare, oltre alla premialità nelle gare d’appalto, anche altre forme di sostegno agli imprenditori e alle imprese che denunciano il malaffare.

La Regione Calabria ha subito aperto alla sua iniziativa, come pensa si possa invece avviare un percorso legislativo a livello nazionale?

Ringrazio i presidenti della giunta e del consiglio, Roberto Occhiuto e Filippo Mancuso, così come tutta la classe politica calabrese, compresa l’opposizione che ha speso parole importanti e di incoraggiamento per la mia iniziativa. Ringrazio tutti per il supporto ricevuto. Qui non c’è da elemosinare nulla, ma di portare avanti delle battaglie comuni nell’interesse non solo dei calabresi, ma di tutti gli italiani. Perché la paura di denunciare i poteri criminali è un problema diffuso ormai in tutto il Paese.


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Rispetto all’avvio della Zes Unica, nei progetti di sviluppo e rilancio dell’economia al Sud come può trovare spazio la sua proposta?

Va fatto un altro ragionamento. Territori in forte ritardo, come quelli del Mezzogiorno e in particolare della Calabria, necessitano di acceleratori che possono innescare una crescita non solo economica, ma anche sociale. Quindi ben vengano questi acceleratori quando sono effettivamente strumenti che consentono di attrarre investimenti. La domanda che io da imprenditore pragmatico mi pongo qual è: se la Zes che era circoscritta ai microterritori (vedi ad esempio quella di Gioia Tauro) non ha prodotto fin qui risultati, come riuscirà a farlo una Zes che copre tutto il Mezzogiorno? Se chi si occupa di questo metterà in piedi strumenti e dimensioni di investimento tali da farla funzionare, io sarò il primo a sostenere che la Zes unica è strumento importante per il riallineamento del territorio rispetto ad altri.

Un’analisi non da sprovveduto, ma da chi da anni opera proprio all’interno di una Zes.

Certamente parlo da signore che ha fatto tante cose su Gioia Tauro, anche se sono stato massacrato dal potere criminale che ha ridotto parecchio le mie attività. Una persona sana di mente, al mio posto, avrebbe fatto le valigie. Io, invece, continuo a fare impresa qui e se parlo lo faccio con l’esperienza di chi si avvicina ormai alla soglia dei 64 anni e una vita fatta di battaglie.

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