Sport e palestre: la Calabria agli ultimi posti per indice di sportività
Il presidente dell’Osservatorio Colella: «Occorre una maggiore collaborazione tra istituzioni e realtà sportive: investire su benessere, discipline praticate e inclusività»
di Giulia Simone - È stato un anno difficile da tutti i punti di vista: l’economia è crollata, il sistema politico è andato in crisi, per la scuola invece è stato necessario scoprire un mondo nuovo, particolare ed inesplorato: la didattica a distanza. Per noi studenti e soprattutto per i docenti è stato un trauma: l’unico modo di poter essere e restare in contatto era lo schermo di un computer. A distanza di sette mesi però ci troviamo ancora dentro questo strano mondo, che adesso è noto come Didattica digitale integrata. Con questo sistema si fondono la classica scuola che conosciamo e il nuovo metodo sperimentato. Nella mia scuola, infatti, ogni classe è stata divisa in due gruppi: il primo si reca per una settimana ogni mattina a scuola, il secondo invece, restando a casa davanti ad un pc, si collega su una piattaforma per seguire e partecipare alle lezioni giornaliere. Dopo aver sperimentato entrambe le situazioni, credo di poter esprimere le mie sensazioni. Trovarmi nella mia stanza, separata da una parte della mia classe, della mia squadra, è triste! Non poter fare due risate con gli amici al cambio dell’ora, non poter scambiare opinioni sottovoce su quanto sia noiosa o stancante la lezione, non avere la possibilità di spostarsi dal banco per scherzare con un compagno che si trova dall’altra parte dell’aula… Mi manca tutto questo: è strano vedere i banchi vuoti e i compagni sul computer o non vedere più tutte le facce assonnate alle otto di mattina e gli sguardi disperati durante i compiti di latino o matematica. Però, onestamente, grazie a queste disposizioni mi sento al sicuro: mi rendo conto di quanto, con il sistema adottato dalla scuola, sia possibile limitare i rischi ed i contagi. Penso che per rendere ancora migliore questa organizzazione i docenti dovrebbero cercare di coinvolgere un po’ di più i ragazzi sulla piattaforma, che si sentono leggermente esclusi dalla vita della classe. Nonostante questo, so bene però che può essere problematico per un professore gestire gli alunni a scuola e quelli a casa, creare lezioni che possano essere comprese e seguite da tutti. L’unico modo invece di consentire a tutti di vedersi e stare insieme sarebbe quello di rimescolare i gruppi ogni mese, ad esempio. È anche vero però che forse questa soluzione non sarebbe abbastanza sicura: infatti con l’attuale divisione, nel caso in cui ci dovesse essere un caso di Covid in uno dei due gruppi, solo quello interessato dovrebbe essere messo in quarantena senza scombussolare tutti gli studenti. Ho molta fiducia nel sistema creato e nutro speranza verso il futuro. Mi auguro che ognuno di noi si responsabilizzi e rispetti le regole che lo Stato ci impone, necessarie per la nostra salute personale e per quella di tutto il mondo.
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