Avvenire di Calabria

Il prof. Enrico Tromba ripropone il valore artistico, culturale e teologico della “Pompei del deserto”

La sinagoga di Dura Europos, paradigma di sincretismo culturale

La giornata dedicata all'ebraismo apre i lavori della Settimana Teologica

Anna Maria Fotia

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Durante i lavori della Settimana Teologica ogni giornata dedicata alle altre religioni monoteiste ha avuto anche un riferimento di testimonianza artistica particolare. Così è stato per l’Islam con il mosaico romano del 1270 di Giovanni dei Cosmati che sintetizza il pensiero dell’ordine dei Trinitari (vedasi la relazione del prof. Cipollone) e anche per l’Ebraismo con la sinagoga di Dura Europos, attuale Sahia in Siria, trattata dal prof. Enrico Tromba, archeologo e Docente ISSR-RC. La relazione del prof. Tromba dal titolo “la sinagoga di Dura Europos: paradigma di sincretismo culturale” ci ha proiettati in un antico luogo mesopotamico, oggi Siria, che ha avuto una posizione strategica militare e commerciale tra il IV sec. a.C e il III d.C ma anche una singolare convergenza culturale. Dura Europos è stata riportata alla luce tra il 1921 e il 1936, soprattutto da campagne di scavi americani (l'università di Yale ne beneficiò in particolar modo), dopo che risultava sepolta dalla sabbia già nel IV sec. d. C. ed è considerata la “Pompei del deserto” per il valore artistico dei suoi affreschi. La storia della città si può velocemente riassumere così: Dura fu un antico insediamento semitico su un colle adiacente le rive dell’Eufrate che venne rinominata e fondata come Europos nel 300 a. C. divenendo una colonia Macedone importante per la rotta commerciale sull’Eufrate, fino al 170 a.C.. Fu colonia Parthica dal 170 a.C. fino al II sec. d.C con funzione di fortezza e carovaniera legata alla vicina città di Palmyra e in questo periodo ebbe il momento del suo massimo splendore tanto che divenne una città multiculturale, come sembrano testimoniare le numerose iscrizioni in greco, latino, aramaico, ebraico, siriaco, medio persiano, rinvenuti negli edifici. In seguito divenne colonia Romana, dapprima nel 115 e definitivamente dal 165, tipica città romana con cinta muraria, pretorio, terme, anfiteatro, ambienti militari e un mitreo, fu un presidio militare importantissimo contro i Parti. Conquistata dei Sasanidi nel 256 è definitivamente lasciata al deserto. Si tratta di un insediamento molto ricco dove sono stati rinvenuti templi dedicati a divinità greche e semitiche (Artemide, Zeus, Bel) e a fine II sec. d.C. e inizio III sec. risalgono pure una Domus Ecclesia e una Sinagoga situate vicino alla cinta muraria occidentale, poste di fronte (come a Cafarnao), una a destra e l’altra alla sinistra della porta principale che era rivolta verso la città di Palmira. Relativamente alla sinagoga di Doura Europos c’è da dire che, siamo in diaspora e che non esiste un modello standard di sinagoga perché nascono come case dell’assemblea, tuttavia ci sono punti in comune a partire dall’Aron-ha-Qodesh che deve essere sempre presente all’interno della Sinagoga e possibilmente orientato verso Gerusalemme, in quanto è il luogo deputato a contenere il Sefer Torah, i rotoli della legge. La sinagoga di Doura Europos è una struttura rettangolare che presenta una sala dell’assemblea affrescata e dove lungo le pareti corrono file di banchi e l’Aron, è presente il cortile e anche due vani complementari costruiti dal 244 al 256 che recano epigrafi scritte in greco, aramaico e iranico. I dipinti rappresentano un racconto del ciclo biblico del quale non si comprende del tutto l’ordine né cosa rappresentino, a parte Davide. Questi dipinti sono particolarmente importanti poiché rispecchiano l'evoluzione dell'arte paleocristiana e le immagini riccamente decorate hanno tratti semitici. E’ un fatto più unico che raro che all’interno di una sinagoga vi siano rappresentazioni con figure umane. Ad esempio la Sinagoga di Bova ha soltanto il pavimento a mosaico che rappresenta le rosette e il nodo di Salomone. Durante il dibattito, moderato da Germana Chemi, docente ISSR-RC, emerge che questi affreschi così particolari sono stati possibili perché l’ebreo diviene cittadino del luogo dove abita e quindi costruisce con i criteri del luogo e del tempo; che la città ha sviluppato un amore per l’arte, e specialmente per la pittura, tanto che si può supporre che gli artisti crearono una scuola greco romana; si è anche data una scorsa veloce agli affreschi superstiti del battistero della Domus Ecclesia che sono probabilmente la più antica rappresentazione pittorica cristiana (il "Buon Pastore", la "guarigione del paralitico" ed il "Cristo che cammina sulle acque).

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