
Dai clan alla comunità, le sinergie danno nuovo valore ai beni confiscati
Dall’applicazione del Codice antimafia ai modelli virtuosi avviati in Calabria. Ecco gli esempi validi che aiutano a dare maggiore linfa al contrasto alle cosche.
Pubblichiamo la storia di una giovane che è uscita dal tunnel del consumo di sostanze stupefacenti:
di Alessia R. - Vengo da una famigia in cui ci sono stati diversi problemi, i quali sono stati la causa scatenante di tutte le mie ribellioni adolescenziali. Fin dall’età di 12 anni ho iniziato ad uscire e fare molto tardi la notte. Ho iniziato a frequentare una cerchia di ragazzi che conducevano una vita molto disordinata: si drogavano, bevevano, fumavano. E anche la mia vita era diventata come la loro.
Un ragazzo di questa compagnia era il mio fidanzato, anche lui faceva uso di sostante stupefacenti, e tutti insieme non conoscevamo altro “divertimento” se non ubriacarsi e drogarsi. Più frequentavo loro, più io cambiavo interiormente ed esteriormente: mi consideravo una ragazza “dark– emo” in quanto i miei modi di vestire erano solo il nero, le borchie, il trucco eccessivo. Vestiti molto scollati per mettere il mio corpo in mostra per attirare i ragazzi.
Consideravo gli altri inferiori a me, giudicavo e criticavo tutti e tutto. Ho toccato davvero il fondo; mi sentivo così infelice, vuota, triste, sporca, insoddisfatta. Due episodi però hanno ravvivato la mia coscienza. Il primo è stata una sera, erano le 4 di notte: il mio ragazzo era andato a spacciare, ed io ero l’unica ragazza rimasta in mezzo a tutti quei ragazzi che si drogavavo – ricordo che uno aveva persino gli arresti domiciliari ed era uscito di nascosto – in quel momento mi sono detta: «Alessia, ma dove sei? cosa stai facendo? Come ti sei ridotta?».
Uno stato d’animo che ha incrociato gli occhi di mia madre: ero tornata a casa così ubriaca da non capire niente. Appena entrata in casa, io e mia madre ci incrociammo con lo sguardo.
Non mi disse nulla, ma il suo sguardo mi aveva parlato. Da qui inizia la mia seconda fase: avevo 17 anni, avevo cambiato i professori essendo stata bocciata, e ricordo che mi aveva profondamente colpita il mio professore di religione, era un sacerdote gesuita.
Ricordo il giorno: era il 26 novembre del 2009, quel pomeriggio ero andata a parlare con lui, e lì ho incontrato il Signore. La mia personale «caduta da cavallo »: mi sono sentita profondamente amata da Dio che è mio Padre. Cosi da quel momento ho iniziato a cercarlo con la preghiera, iniziandomi a confessare regolamente, ad andare a messa.
In un venerdì di quaresima dell’anno successivo ho vissuto l’ora di adorazione comunitaria in parrocchia: quella sera ho scoperto chi è Gesù Eucarestia e me ne sono innamorata.
Inoltre grazie a Medjugorie e al Movimento dei Focolari ho scoperto un’iniziativa chiamata “Cuori Puri”, che promuove la castità tra i giovani.
E proprio durante un ritiro dei “Cuori Puri” ho conosciuto un ragazzo con il quale condivido la fede e la scelta di castità fino al matrimonio, nostra meta e sogno che presto presto speriamo di realizzarlo in Dio.
Dall’applicazione del Codice antimafia ai modelli virtuosi avviati in Calabria. Ecco gli esempi validi che aiutano a dare maggiore linfa al contrasto alle cosche.
Canto e liturgia. Per il secondo anno consecutivo si è rinnovato in Cattedrale il pellegrinaggio mariano delle Corali parrocchiali della diocesi di Reggio Calabria – Bova.
Quella di don Vincenzo Attisano è la storia di un giovane sacerdote tra i giovani. Come per altri “don” la sua missione viene resa possibile anche grazie al sostegno ai sacerdoti.