Avvenire di Calabria

La Consulta delle Aggregazione Laicali dell'arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova si è ritrovata per calibrare la propria azione pastorale

L’arcivescovo Morosini ai laici: «Serve un salto di qualità»

Antonia Cogliandro

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Essere cristiani significa anche essere buoni cittadini, partecipi e responsabili, testimoni del nostro tempo e nel nostro territorio. Parte da questo assunto il cammino comune di gruppi, associazioni e movimenti laicali della diocesi che, nel primo incontro di programmazione dell’attività annuale, svoltosi a inizio novembre al Parco della Mondialità di Gallico Superiore, si sono confrontati su questo tema della “cittadinanza attiva”, proposto dal convegno pastorale diocesano di settembre, per concertare, rispetto ad esso, iniziative concrete. La vita della città, il bene comune, non è cosa altra rispetto alla partecipazione alla vita della Chiesa, anzi, “incarnare in comportamenti e in azioni il messaggio evangelico” significa – lo ha detto l’arcivescovo Morosini introducendo i lavori della Consulta – finalmente rompere quella «scissione che c’è tra fede e vita nel mondo adulto», una mancanza di credibilità che provoca l’allontanamento degli adolescenti e dei giovani dal cammino di fede intrapreso con i primi sacramenti.

Questa «dimensione pubblica della fede – ha ribadito il presule ai rappresentanti delle varie associazioni – non sono le processioni, le campane che suonano o i crocefissi esposti nelle scuole, negli uffici pubblici e negli ospedali… essa deve rappresentare, come espresso da papa Francesco nella Laudato Sì, un salto di qualità, esige una rivoluzione nel modo di concepire la vita». Una sfida che la Consulta intende raccogliere, puntando a valorizzare la voglia e la capacità dei gruppi di mettersi insieme per far maturare quella coscienza civica di responsabilità e impegno che può coniugare la fede con la difesa dell’ambiente nelle diverse realtà parrocchiali, zonali, diocesane. «Guardando alla realtà di Reggio e degli altri centri della diocesi capiamo che non possiamo tirarci indietro nella lotta al degrado ambientale e sociale – sintetizza il segretario della Cdal Carmine Gelonese – c’è tanto da fare, a partire da una maggiore capacità di pensare e lavorare insieme lì dove abitiamo: nelle città e nei quartieri, nella scuola e nell’università, nelle parrocchie come nelle piazze. Intendiamo impegnarci innanzitutto in una sempre più intensa formazione alla Dottrina Sociale della Chiesa, promuovendo la partecipazione alle diverse occasioni che la diocesi offre, come il Corso di Alta Formazione in sinergia con l’Università Cattolica di Milano, e realizzare concrete esperienze di cittadinanza attiva in un dialogo franco e aperto con le energie migliori e più pulite dei nostri territori».

Il segno visibile sarà costituito da una «equipe missionaria di cittadinanza, a servizio di parroci e gruppi, comunità parrocchiali e zone pastorali, per promuovere sui territori gesti di amore sociale e politico ispirati alla Dottrina sociale della Chiesa, un gruppo itinerante, per realizzare percorsi di formazione sociale, fornire mappe e strumenti che aiutino a leggere il proprio territorio a partire dagli ultimi e a individuare punti di forza e debolezza, oppure favorire, ove ne esistano le condizioni, la costituzione di laboratori territoriali di cittadinanza, che mettano insieme le forze sane di un quartiere o di un paese per realizzare forme di rigenerazione ambientale e sociale». Raccogliere e condividere con gli altri gruppi e movimenti laicali vecchie e nuove storie di impegno civico e di rigenerazione territoriale per raccontarle attraverso i social e i media diocesani metterà infine a disposizione di tutti esperienze non sempre conosciute e valorizzate.

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