Avvenire di Calabria

La testimonianza di una coppia che ha voluto a tutti i costi sposarsi durante l'emergenza sanitaria

Le nozze nonostante la pandemia, «il Signore vicino a noi»

Tatiana Muraca

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Diamo spazio alla testimonianza di coppie unite nel matrimonio in tempi coronavirus, ancor prima che si trasmettesse la nota del Ministero dell’Interno in risposta ai quesiti posti dalla segreteria generale della Cei che in proposito chiedeva delle deroghe. Nello specifico, il Comitato tecnico scientifico raccomanda che chi distribuisce la Comunione «proceda a una scrupolosa detersione delle proprie mani con soluzioni idroalcoliche» e che le ostie siano «depositate nelle mani dei fedeli evitando qualsiasi contatto» Quanto ai matrimoni, si osserva che «non potendo certamente essere considerati estranei tra loro i coniugi possano evitare le mascherine». Resta invece la raccomandazione che l’officiante usi «il dispositivo di protezione delle vie respiratorie e rispetti il distanziamento fisico di almeno un metro».

 
Un matrimonio non tradizionale, quello di Salvatore, studente di scienze religiose, e Roberta. Sin dalla preparazione al sacramento, la coppia di Reggio Calabria si è affidata alla comunità francescana a cui entrambi sono devoti, arrivando dinnanzi all’altare sorretti da una fede incrollabile. Il 18 giugno 2020, in una calda giornata estiva a Reggio, i due sposi si sono diretti alla chiesa della Candelora per pronunciare il loro Sì. Un’affermazione convinta, con i propri cari accanto. Per fortuna, infatti, Salvatore e Roberta hanno potuto invitare in chiesa alcuni dei loro familiari. Lontani ma vicini, altri parenti e amici che la sera prima delle nozze hanno partecipato in streaming al momento di preghiera organizzato in parrocchia e che nello stesso modo hanno potuto assistere alla cerimonia. «Noi eravamo disposti a sposarci anche da soli, in presenza dei testimoni – ci raccontano Salvatore e Roberta – Poi con il nuovo decreto, abbiamo potuto invitare un numero, seppur limitato, di persone in chiesa. Abbiamo organizzato tutto in due settimane, consegnando a mano gli inviti stampati pochi giorni prima delle nozze. Non è stato semplice dover selezionare gli invitati, ma ci siamo orientati verso le nostre relazioni più vere e profonde». E così, il pomeriggio del 18 giugno, Salvatore attendeva con trepidazione sull’uscio della chiesa la sua futura sposa, «in un misto di preoccupazione e voglia di vederla». L’intento della coppia è stato quello di entrare in chieU sa e percorrere la navata uno al fianco all’altra, «per camminare insieme verso il Signore. Ci siamo emozionati nel vedere suonare per noi alcuni frati minori con i quali abbiamo condiviso la marcia francescana». Tutti provvisti di mascherine, uniti nella toccante cerimonia di don Luigi. Igienizzante per le mani, distanziamento ed amici del servizio d’ordine appositamente chiamati per garantire la sicurezza della celebrazione. Anche questo significa sposarsi ai tempi del Covid–19. Ma l’amore è più forte del virus. Così i due novelli sposi, hanno condiviso un altro momento di gioia insieme agli invitati, tagliando la loro torta nuziale e brindando all’aperto ad una nuova e felice vita. Un’ulteriore piacevole serata, è stata quella trascorsa al ristorante con i familiari più stretti. «Durante il corso di preparazione ad Assisi – ci dicono infine Salvatore e Roberta – abbiamo conosciuto altre coppie provenienti da tutta Italia che come noi hanno deciso di sposarsi nonostante la pandemia e consacrare il loro amore al Signore. Per quanto il coronavirus sia stato un periodo di tanta sofferenza – afferma ancora Roberta – noi ci siamo sentiti custoditi da tutti gli amici, i conoscenti e i parrocchiani. Se siamo riusciti a fare tutto, è perché il Signore si è manifestato nelle persone a noi vicine. Per ora, abbiamo solo rimandato il nostro intervento nel centro di ascolto di Archi, dove volevamo servire i pasti nel giorno delle nozze». Salvatore e Roberta, infatti, sono da tempo volontari nella parrocchia di Archi, insieme all’animazione di strada.

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