Avvenire di Calabria

L’Aula approva risoluzione dell’Antimafia contro scommesse illegali

Lo Stato si mette “in gioco”

Francesco Bolognese

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Dove circola danaro, la “piovra”, si sa, tenta di allungare i suoi tentacoli per trarne illecito profitto.
Il mondo delle scommesse, alla luce di diverse condanne passate in giudicato, non è immune.
L’operazione “Gambling” docet.
"È un dato di fatto, ha dichiarato il presidente Bindi, che la penetrazione mafiosa non riguarda solo più i tradizionali settori imprenditoriali, ma si snoda e permea di sé anche quelli di più recente sviluppo, rappresentati proprio dal gioco e dalle scommesse, dalla gestione delle slot machine, dalle scommesse sportive on line fino al fenomeno del match fixing. Il comparto del gioco risulta di altissimo interesse per la criminalità di tipo mafioso, stante la possibilità di realizzare, attraverso la gestione diretta o indiretta delle società inserite a vario titolo in tale comparto, ingenti introiti, anche attraverso il riciclaggio e il reinvestimento di capitali provenienti dalle tradizionali attività delittuose, riducendo al minimo il rischio di incorrere nella morsa dell'attività repressiva delle forze di polizia”. Il lavoro condotto dalla Commissione antimafia “ha rilevato che, a fronte di rilevanti introiti economici, l'accertamento delle condotte illegali è alquanto complesso e le conseguenze giudiziarie piuttosto contenute, in ragione di un sistema sanzionatorio, quale quello vigente, che, a causa di pene edittali non elevate per il reato di gioco illecito, non permette l'utilizzo di più efficaci sistemi di indagine, ed esso è presto destinato alla prescrizione”. Come se non bastasse, “neanche il "gioco legale" è immune alle infiltrazioni mafiose. Infatti “si tratta di un settore che, non dimentichiamo, appartiene allo Stato, e che, sebbene gestito da privati attraverso il sistema delle concessioni, è pur sempre esercitato in nome dello Stato. All'esito di numerose indagini è stato accertato che la criminalità mafiosa ha operato enormi investimenti in questo comparto, acquisendo ed intestando a prestanome sale deputate al gioco, oppure mediante l'inserimento di uno o più sodali, all'interno dell'organigramma delle compagini societarie di gestione degli esercizi deputati al gioco, quali preposti o con altri compiti di rappresentanza, sia per percepire rapidamente guadagni consistenti sia per riciclare capitali illecitamente acquisiti". Da qui l’esigenza di “adottare misure atte ad arginare tale fenomeno”. L?Aula non ha fatto mancare il sostegno, approvando, a larga maggioranza, “la risoluzione che approva la relazione della Commissione parlamentare”. Tra le altre proposte, spiccano: “barriere all'ingresso del gioco, la revisione dell'apparato sanzionatorio penale ed amministrativo, il rafforzamento delle misure antiriciclaggio attraverso la tracciabilità delle vincite al gioco”.

Articoli Correlati