Avvenire di Calabria

Lo Stretto indispensabile

Le fondamenta che mancano

Davide Imeneo

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

L’area metropolitana dello Stretto non è una realtà, ma neanche un sogno. È un progetto. Ancora soltanto disegnato sulle carte dei soggetti istituzionali che la compongono, ma lontano dal cuore e dalla mente delle persone che dovrebbero realizzarla.
C’è un parallellismo che torna utile per proporre una vera strategia di “costruzione” dell’Area metropolitana dello Stretto, è un “parallellismo costituzionale”. Come la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro, allo stesso modo è necessario fondare sul lavoro la costruenda area metropolitana.
Lo sappiamo, è una proposta che non trova un’immediata applicazione, perché implica uno sforzo imponente da parte delle istituzioni: quello di creare sinergie capaci di interessare le persone, addirittura fino a proporre loro una pianificazione di impiego. Si tratterebbe di una rivoluzione epocale nella politica meridionale: passare da una logica assistenzialista a una strategia di investimento. I nostri politici riusciranno a svestire gli abiti da crocerossina e indossare quelli da stratega sociale?
L’attuale situazione del mercato del lavoro offre un’occasione buona. Anche il mondo dell’impiego attraversa un’epoca di rivoluzione: le macchine intelligenti, il web diffuso, internet delle cose e l’interconnessione tra sistemi fisici e digitali stanno causando la nascita dello smart working. «Non sarà più il ‘cartellino’ a stabilire se si è lavorato o meno, perché orario, luogo e mansioni non sono più criteri di misurazione nel lavoro 4.0», scrive padre Francesco Occhetta sull’ultimo numero de La Civiltà Cattolica, aggiungendo che «il lavoro agile non è semplicemente lavorare a casa, ma consiste nell’orientare la prestazione al risultato e non ‘al tempo’, garantire che il lavoratore cresca nella conoscenza, proteggere il professionista indipendente».
È, insomma, una forma di lavoro nuova che non può essere ricondotta agli schemi giuridici tradizionali, richiedendo un salto concettuale in base all’idea di ‘lavoratore’ in quanto tale, non più dipendente, ma persona capace di tessere relazioni, reti e legami che superano il territorio in cui abita. L’area metropolitana dello Stretto è indispensabile perché questo superamento si verifichi. I canali costituiti da una vera sinergia istituzionale e strategica tra le due sponde dello Stretto garantirebbero ai nostri giovani la possibilità di un impiego in loco, potendo puntare su un raggio d’azione amplificato rispetto a quello attuale. La politica ci pensi.

Articoli Correlati