Avvenire di Calabria

L'arcivescovo di Reggio Calabria ha celebrato la Messa in Cattedrale

L’omelia di monsignor Morosini per il Patrono della Polizia

Giuseppe Fiorini Morosini

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Il testo biblico dell’Apocalisse, che abbiamo letto or ora, come l’intera Apocalisse, non è di facile lettura ed interpretazione. Occorre leggere tutto il capitolo 12 per farsene un’idea.

L’interpretazione primaria è quella della Chiesa, la donna vestita di sole, che sta per partorire un figlio, cioè che sta per diffondere la fede in Gesù Cristo, ed è ostacolata in questa missione dal drago, che forse per San Giovanni autore dell’Apocalisse, raffigurava l’Impero romano che ostacolava con le sue persecuzioni questa azione richiesta da Gesù: “andate il tutto il mondo e predicate”.

L’altra interpretazione è più teologica, e si riferisce al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, Gesù Cristo, per mezzo della Vergine Maria. La donna vestita di sole sarebbe lei, Maria, il bambino sarebbe Gesù, il drago sarebbe Satana. Inviando il Figlio nel mondo, Dio sceglie per la salvezza dell’uomo la strada della condivisione e della compassione, nel senso radicale di patire con la persona, che vogliamo redimere.

Questa seconda interpretazione, antica quanto la riflessione della Chiesa fin dai primi scrittori sorti dopo gli Apostoli, avrebbe il suo punto di forza nell’immagine che San Giovanni descrive alla morte di Gesù: “stava sotto la croce Maria sua madre”. Al momento cruciale della lotta di Gesù contro il male, la crocifissione, l’accenno di San Giovanni alla presenza di Maria sotto la croce non è un’informazione solo storica, ma anche una lettura di fede. La donna che ha permesso col suo sì al Figlio di Dio di incarnarsi, non poteva non essere presente al momento cruciale in cui Cristo consuma il suo sì al mistero della redenzione dell’uomo, insidiata da Satana. Nel pieno della lotta tra bene e male, sono presenti i due protagonisti: Gesù e Maria, gli stessi che con la loro disponibilità hanno permesso l’avventura di salvezza dell’uomo e la lotta contro il male.

I Padri della Chiesa hanno visto la motivazione della lotta di Michele contro gli angeli ribelli, proprio nel fatto che gli Angeli, nature spirituali, non vollero accettare il mistero dell’incarnazione, Dio che diventa uomo e la conseguente sottomissione a Maria, creatura umana, che la Chiesa invoca come Regina degli angeli, ponendola al di sopra di loro.

Signor Questore, e tutti voi appartenenti alla Polizia di Stato, non ho voluto fare questo accenno esegetico al testo biblico che abbiamo letto, solo per una informazione culturale, anche se dovremmo un po’ di più coltivare la conoscenza dei contenuti della fede, che spesso sono quelli dell’infanzia catechistica rimasti senza sviluppo successivo, piccoli nani se confrontati con gli altri saperi che abbiamo coltivato con altri studi.

Ho voluto illustrarvi il testo biblico per tirarne alcune conclusioni, che vogliono essere anche, se me lo permettete e consentite, amorevoli ed amichevoli esortazioni per la vostra missione. La Chiesa vi ha dato San Michele come patrono proprio per gli elementi che emergono dai simboli di queste letture:

L’ordine pubblico al quale soprassedete è simboleggiato da questa lotta, che dura quanto durerà la vicenda umana. Una lotta senza quartiere, umile e coraggiosa, leale per la fedeltà alla legge e ai valori, ma anche comprensiva per chi sbaglia e redentiva, perché dobbiamo scommettere sempre sulla riabilitazione del colpevole.

La donna vestita di sole e il bambino che sta per partorire rappresentano i valori verso i quali avete giurato fedeltà.

San Michele, il cui nome significa “Chi è come Dio”, è il simbolo della lealtà coraggiosa, che si pone al servizio della verità e del bene sino ad affrontare la dura battaglia nel cielo, che precipitare gli angeli ribelli nell’inferno.

Il drago agisce entrando nella storia umana, specialmente insinuandosi in quelle realtà che danno il tono alla vita degli altri: sono le strutture, i centri di potere (le teste con i diademi). Questa somma mostruosità di negatività demoniaca e di malizia umana, si oppone al parto della donna e tende a distruggerne il frutto. È il bene che si contrappone continuamente al male e fa di questa lotta una componente della storia umana, ahimè non risolvibile una volta per sempre a causa del cattivo uso che l’uomo può fare della sua libertà: è la tentazione continua dell’uomo ad essere come Dio.

Nel Libro dell’Apocalisse, San Giovanni in un certo senso riassume la riflessione della comunità cristiana primitiva che rifletteva sulla lotta che doveva affrontare nel diffondere il bene e la buona novella che era il Vangelo di Gesù Cristo. Oggi la nostra comunità riflette sulla lotta ingaggiata contro altrettante manifestazioni mostruose del male, che hanno diverse fisionomie: corruzione, ‘ndrangheta, droga, illegalità varie ecc. E vede con altrettanta speranza che l’annunzio specifico del Vangelo, che essa è chiamata a fare, non può non associarsi agli sforzi che la comunità civile compie attraverso le forze di Polizia.

Ecco vorrei invitarvi a guardare al mistero dell’incarnazione del Figlio: Dio si fa uomo, salva l’uomo, camminando con l’uomo, compatendo l’uomo, sollevando l’uomo, correggendo l’uomo, castigando l’uomo. Non ci può essere salvezza a dimensione d’uomo se non abbiamo la capacità di immergerci nell’umano per portarne il peso delle difficoltà. Ciò non vuol dire avallare il male, assolverlo come se nulla fosse, ma combatterlo, cercando sempre la redenzione dell’uomo. Reprimere il male, ma prendendo per mano l’uomo. È quello che ha fatto Gesù nel mistero dell’incarnazione.

Nel mentre vi ringraziamo per quello che state facendo, anche per rendere più sicuro il cammino delle nostre Parrocchie, come dimostrano i recenti incontri promossi dal Prefetto, che ringrazio ancora di cuore, è chiaro che assumiamo anche responsabilmente l’obbligo di formare le coscienze perché la vostra azione possa essere facilitata. Non solo la necessaria azione di repressione, ma soprattutto quella di prevenzione. Ed è a questo scopo che la comunità cristiana si assume il compito di educare ragazzi e giovani a guardare con speranza alle forze di polizia, rendendoli consapevoli dell’azione educatrice che esse svolgono sull’intero territorio.

Grazie perché ci fate dormire sonni tranquilli. Grazie perché ci consentite di camminare e di viaggiare in tranquillità e serenità. Grazie per tutto il lavoro di prevenzione, che sta consentendo all’Italia di non piangere attentati e morti, come in altre nazioni. Grazie, perché ogni volta che chiudete con successo con la magistratura un’operazione di repressione del male, riaccendete nei cuori, soprattutto dei giovani la speranza di una vivibilità nella nostra Regione.

Vi auguro che possiate lavorare sempre in tranquillità e serenità, senza pericoli, soprattutto per le vostre famiglie. Prego per questo.

Come vescovo, al quale oggi avete chiesto di condividere questo momento spirituale di raccoglimento e di preghiera, vi invito a non smettere mai di guardare in alto ricordandovi le parole del salmo: “Alzo gli occhi verso il monte, da dove mi verrà l’aiuto. Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra”.

Questo incontro in Cattedrale non sia una formalità celebrativa, ma un punto di riferimento stabile per tutto l’anno. Che si accenda come una luce che sia di guida e di orientamento per tutto l’anno.

Assieme facciamo anche un ricordo di tutti i membri di polizia defunti in questo anno, soprattutto ricordiamo quelli che hanno sofferto per il loro servizio e forse hanno immolato anche la vita.

Dio vi benedica, la Madonna della Consolazione vi protegga, San Michele vi accompagni.

Articoli Correlati