Accoglienza, «Il modello Riace non era criminale»
Importante sentenza in appello nel processo che vedeva alla sbarra l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano e il “suo” modello d’accoglienza. La procura generale aveva chiesto 10 anni di reclusione.
"Sono fiducioso che nel piu' breve tempo possibile possa ritornare a Riace e ricominciare a fare quello che ho lasciato". Ci sono cose piu' difficili da sopportare". Lo ha detto il sindaco di Riace, Domenico Lucano, intervenendo in collegamento Skype ad un convegno sul tema 'Riace: un modello di accoglienza per il Molise', organizzato a Campobasso dalla Diocesi, dal mensile culturale 'Il Bene Comune', dall'associazione 'Dalla parte degli ultimi', da Cgil e Centri di ricerca 'ArIA' e 'Biocult', per parlare di accoglienza e integrazione.
Il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, difende il modello Riace sull'accoglienza dei migranti e attacca la "propaganda politica degli ultimi anni sul tema". "Questa - ha detto Lucano - ha portato al centro del dibattito politico l'immigrazione, declinandola come paura, emergenza, degrado ambientale ed umano, pericolo per la sicurezza. Riace ha dimostrato che tutto questo non esiste. E se l'integrazione e' stata possibile in un piccolo paese della Calabria, si puo' fare ovunque". Il sindaco, finito agli arresti domiciliari per le irregolarita' nella gestione delle iniziative di accoglienza, ha sottolineato che proprio l'arrivo di immigrati ha permesso di rivitalizzare un paese caratterizzato da una forte emigrazione. "Non faccio la vittima ma mi sforzo di trovare l'orgoglio per rispondere alle accuse e difendere le scelte fatte. A Riace, grazie agli immigrati abbiamo l'asilo multietnico, un luogo incredibile e meraviglioso, abbiamo recuperato la scuola con una pluriclasse, aperto diversi laboratori artigianali e rivitalizzato un paese destinato a scomparire".
Importante sentenza in appello nel processo che vedeva alla sbarra l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano e il “suo” modello d’accoglienza. La procura generale aveva chiesto 10 anni di reclusione.
Tra le pagine dei giudici emerge una figura cinica del politico: «Piuttosto che restituire ciò che veniva versato, aveva pensato di reinvestire in forma privata gran parte di quelle risorse».
Pubblichiamo la riflessione del vescovo di Campobasso-Boiano rilasciata nel 2018, anno dell’inizio dell’inchiesta: «Ritengo che l’agire di questo sindaco, coraggioso e tenace, sia stato fecondo di bene».