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Ultimo giorno di lavoro, oggi, come Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria per Carmelo Malacrino. È stato lo stesso Malacrino a condividere l'ultima "strisciata" di badge con tanto di foto sul suo profilo Facebook (nella foto a corredo dell'articolo). Si concludono oggi gli otto anni di mandato in riva allo Stretto alla guida del prestigioso presidio culturale reggino.
«Quando sono arrivato qui nel 2016 ho raccolto una creatura "spoglia", adesso lo riconsegno alla città come un grande Museo internazionale», afferma il direttore uscente del MArRc ad Avvenire di Calabria, nella videointervista a noi rilasciata.
«Sono stati otto anni di grandi emozioni. Vedere oggi il MArRC in dialogo col territorio e costatare come si offre ai turisti, mi rende soddisfatto. Quando sono arrivato era un edificio chiuso, oggi è un grande museo internazionale.
Lo abbiamo arricchito con oltre 30 mostre temporanee, ma in particolare lo abbiamo reso il Museo della città e del territorio, oltre ad essere ovviamente il grande museo della Calabria antica». Queste le parole di Carmelo Malacrino nello stilare, davanti alle nostre telecamere, una sorta di bilancio alla guida del prestigioso ente museale reggino.
C’è qualche episodio in particolare che le è rimasto impresso?
Ogni angolo di questo edificio mi riporta alla memoria un piccolo episodio. Non c’è spazio che oggi non venga utilizzato per esposizioni temporanee, laboratori didattici, conferenze... Ed è bello vedere un museo percepito dalla comunità come luogo proprio. Ma non posso non ricordare, in particolare, una data: il 30 aprile del 2016. Il giorno della riapertura del museo.
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Cosa ha rappresentato quella data?
È stato il momento nel quale la città ha iniziato ad abbracciare il museo. Non posso dimenticare il concerto offerto alla città, svolto al Teatro Cilea, alla vigilia del taglio del nastro. Da lì in poi, anche personalmente, ho trovato un terreno fertile ed effervescente dal punto di vista culturale.
Come si pone oggi il MArRc all’interno di questo contesto?
Il Museo archeologico nazionale è il principale attrattore turistico del territorio. Proprio per questo ha una grande responsabilità che ho cercato di onorare in questi anni: sostenere il resto del panorama dell’offerta culturale della città. Basti pensare alla Pinacoteca civica, al Museo diocesano, fino alle tante realtà che si offrono alle migliaia di turisti che giungono nel nostro museo attratti dai nostri capolavori: i Bronzi di Riace.
Ha parlato dei Bronzi di cui da poco è stato celebrato il 50° dal ritrovamento. Le celebrazioni quale impatto hanno avuto per il territorio?
Il 50° è stata una grande occasione di rilancio non solo del Museo e dei suoi capolavori identitari, ma anche un’opportunità per promuovere il territorio reggino e l’intera Calabria. Come MArRc abbiamo cercato di unire tutte le istituzioni, enti, università e associazioni culturali a livello locale e regionale per dare avvio ad un percorso che possa proseguire ancora per i “secondi” 50 anni dei Bronzi. È questa la vera grande sfida per far crescere questo territorio: continuare a lavorare in sinergia.
I Bronzi però non sono gli unici attrattori...
Sicuramente è anche grazie ai Bronzi che il numero dei visitatori è continuamente aumentato negli anni. Basti pensare che solo il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria fa la metà degli ingressi di tutti i musei nazionali calabresi. Questo ci indica la traccia sulla quale lavorare nel bilanciare il potere attrattivo dei Bronzi di Riace al resto dell’offerta culturale del territorio di cui abbiamo già parlato.
Nel lasciare cosa auspica?
Innanzitutto che il prossimo direttore possa continuare a lavorare per far crescere questo museo. Le potenzialità sono tantissime. Il mio auspicio, in particolare, è che i reggini, i calabresi possano sempre più considerare questo luogo come un luogo proprio, un luogo da vivere non dico quotidianamente, ma sempre più spesso... sentirlo davvero casa propria. Una casa aperta a tante iniziative.
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