
Limbadi, il 6 maggio si illumina per Maria Chindamo: memoria viva contro la ‘ndrangheta
Nel nono anniversario della scomparsa di Maria Chindamo, il luogo del delitto si trasforma in
Domani, 6 maggio 2021, saranno passati esattamente 5 anni da quando Maria Chindamo venne rapita e fatta sparire davanti all’ingresso della sua azienda agricola in località “Montalto” di Limbadi (Vibo Valentia). La sua automobile venne ritrovata con il motore accesso e sia sul mezzo che su un muretto, gli investigatori rinvennero tracce di sangue e capelli. Si pensa che la donna abbia fatto una fine atroce: il suo corpo sarebbe stato distrutto da un trattore o dato in pasto ai maiali. Si parla di una vendetta per essersi rifiutata di cedere i terreni a un vicino con gravi precedenti penali.
Le indagini, però, da quel 6 maggio 2016, andarono avanti senza risalire ad alcun movente, fino a quando un pentito del clan Mancuso decise di riportare alcune dichiarazioni, grazie a cui nel luglio del 2019 venne arrestato Salvatore Ascone: l’accusa, concorso in omicidio con soggetti ancora ignoti.
Ma la vera possibile svolta potrebbe essere arrivata solo a gennaio di quest’anno: il collaboratore di giustizia, Antonio Cossidente, nel febbraio 2020 avrebbe fatto importanti rivelazioni sulla scomparsa della donna. Detenuto nello stesso carcere e nella stessa cella di Emanuele Mancuso, il rampollo del clan Mancuso di Limbadi che dal giugno del 2018 ha deciso di collaborare con la giustizia, ne ha raccolto la rivelazione.
In uno dei verbali depositati dalla Dda di Catanzaro nell’inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio dei familiari di Emanuele Mancuso per le pressioni e le minacce esercitate per farlo recedere dal collaborare con la giustizia, racconta: «Mi disse che era scomparsa una donna a Limbadi: un’imprenditrice di Laureana di Borrello, la Chindamo. Mi disse che lui era amico di un grosso trafficante di cocaina, legato alla famiglia Mancuso da vincoli storici e mi disse che per la scomparsa della donna, avvenuta qualche anno fa, c’era di mezzo questo P. che voleva acquistare i terreni della donna in quanto erano confinanti con le terre di sua proprietà. P. – continua Cossidente – aveva pure degli animali, credo che facesse il pastore e questa donna si era rifiutata di cedere le proprietà a questa persona ». P. è il 53enne di Limbadi arrestato nel luglio 2019 con l’accusa di concorso nell’omicidio di Maria Chindamo ma scarcerato dal Tribunale del Riesame di Catanzaro. Era accusato di aver manomesso le telecamere di videosorveglianza della sua abitazione per evitare che riprendessero l’aggressione e il sequestro della donna, avvenuti proprio di fronte alla sua proprietà. Per il riesame, però, non vi sarebbero elementi certi capaci di provare l’avvenuta manomissione delle telecamere. Le dichiarazioni di Cossidente in parte coincidono con quelle di Mancuso, proprio su P.
Le indagini stanno proseguendo, ma tali rivelazioni contribuiscono senz’altro a non far calare i riflettori su questa tragica vicenda: in questa direzione si muove anche il “Sit-in 6 maggio Maria Chindamo”, l’iniziativa di domani a cui parteciperà in prima linea il fratello di Maria, Vincenzo, e promossa da Agape, Libera, il progetto “Mettiamoci una crocesopra, I giovani verso il voto in Calabria”, il comitato Controlliamo Noi Le Terre Di Mariae Penelope Italia Odv, con le adesioni di associazioni, istituzioni e singole cittadine e cittadini che hanno scelto di condividere la richiesta di verità e di giustizia. Il sit-in si svolgerà nel luogo in cui scomparve Maria. E a lei, inoltre, è dedicato il riconoscimento dei padri domenicani, che si rifà alla IV edizione del Premio della Pace e della Solidarietà “Santa Caterina da Siena-Soriano Calabro”, per la sezione “in memoria”. La motivazione afferma: «Per il coraggio di essersi ribellata a una sorte segnata dalla violenza e dalla mentalità ‘ndranghetista, contrari alla liberta e dignità umana e ai principi del Vangelo».
Nel nono anniversario della scomparsa di Maria Chindamo, il luogo del delitto si trasforma in
Sabato il convegno sul ruolo del volontariato, domenica il pellegrinaggio e la Celebrazione Eucaristica con il vescovo Nostro
Inizia domani in Corte d’Assise il processo nei confronti dell’uomo accusato di concorso in omicidio e di aver manomesso l’impianto di videosorveglianza posto all’ingresso del terreno della donna.