Avvenire di Calabria

Presentato oggi il 31° rapporto sull'immigrazione in Italia di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes

Caritas – Migrantes, torna a crescere la presenza degli stranieri in Italia

Si tratta della prima edizione del post - pandemia da cui emergono dati incoraggianti ma anche criticità

di Redazione Web

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Torna a crescere la popolazione straniera residente in Italia secondo l'ultimo Rapporto sull'immigrazione redatto da Caritas italiana e Fondazione Migrantes, giunto alla trentunesima edizione.

Il dato più rilevante del trentunesimo Rapporto sull'immigrazione redatto da Caritas italiana e Fondazione Migrantes è relativo alla ripresa della crescita della popolazione straniera residente in Italia. I dati al 1° gennaio 2022 parlano di 5.193.669 cittadini stranieri regolarmente residenti, cifra che segna una ripresa dallo scorso anno.


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Nel quadro delle prime cinque regioni di residenza, «si conferma il primato della Lombardia, seguita da Lazio, Emilia-Romagna e Veneto, mentre la Toscana sopravanza il Piemonte al 5° posto».

Rapporto Caritas e Migrantes: al primo posto i rumeni

Il tema di quest'anno del Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes è quello scelto da papa Francesco per la 108ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si è celebrata lo scorso 25 settembre: «Costruire il futuro con i migranti».

Il quadro delle nazionalità rimane sostanzialmente inalterato: fra i residenti prevalgono i rumeni (circa 1.080.000 cittadini, il 20,8% del totale), seguiti, nell’ordine, da albanesi (8,4%), marocchini (8,3%), cinesi (6,4%) e ucraini (4,6%).

Aumentati gli stranieri con permesso di soggiorno

Sono aumentati anche i cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno (al 1° gennaio 2022 sono 3.921.125, mentre nel 2021 erano attestati sui 3,3 milioni), così come i nuovi permessi di soggiorno rilasciati nell’anno: nel corso del 2021 sono stati 275 mila, +159% rispetto al 2020 (105.700); in particolare si è registrata un’impennata dei motivi di lavoro, certamente come esito della procedura di sanatoria varata dal governo nel 2020. Anche i provvedimenti di cittadinanza hanno segnato una certa crescita: sono stati 118 mila nel 2020, ovvero un +4% dall’anno precedente.

«Integrare non è uniformare, ma camminare insieme»

Alla presentazione del rapporto sull'immigrazione di Caritas e Migrantes è intervenuto in viceo conferenza il presidente di Caritas italiana e arcivescovo di Gorizio, monsignor Carlo Roberto Maria Radaelli.

«L’immigrazione - ha detto monsignor Radaelli - non è una questione che riguarda soltanto chi arriva, ma anche chi accoglie. Integrare non significa fare diventare l’altro come me, ma vedere che cosa abbiamo in comune per camminare insieme».

Nel commentare ancora i dati del Rapporto di Caritas e Migrantes, il presidente di Caritas italiana ha aggiunto: «Non in un futuro idealizzato, privo di fatiche e di difficoltà: camminare insieme chiede tanta pazienza nell’individuare la strada comune, nel tenere conto del passo di ciascuno, delle fermate e dei blocchi, delle tensioni tra le persone».

Rapporto Caritas - Migrantes, la prima edizione post-pandemia

I dati della prima edizione post-pandemia, pur con la spada di Damocle delle conseguenze dell’attuale crisi energetica e ambientale, attestano – spiega il vescovo – «leggeri segnali di ripresa, fra le criticità e le fatiche dei cittadini stranieri».

«Tuttavia anche quelli che appaiono essere dati incoraggianti, come la ripresa della crescita della popolazione e dell’occupazione, ad una lettura più attenta risultano minati da elementi di vulnerabilità: in particolare le chance occupazionali sottendono contratti a termine; i settori di inserimento sono sempre gli stessi, come se il mercato lavorativo per i migranti fosse soggetto ad una ghettizzazione».


PER APPROFONDIRE: Scalabrini, il santo dei fratelli migranti


L’attenzione si concentra, infine, sulla salute: «Sperimentano, indipendentemente dalla pandemia, gravi ritardi nei confronti della popolazione in generale, ma che nei confronti dei cittadini stranieri sono aggravati dalla loro condizione specifica e segnalano l’urgenza di un miglioramento della capacità di presa in carico dei relativi bisogni».

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