Avvenire di Calabria

Ieri la comunità lametina ha vissuto una giornata di grande spiritualità: ordinazione episcopale e ingresso in diocesi dell’ex rettore di Catania

Monsignor Schillaci: «Dalla parte degli ultimi»

Intervista al neovescovo di Lamezia Terme «Saremo accanto a chi non conta nulla»

Federico Minniti

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La giornata di ieri – 6 luglio – ha segnato un nuovo inizio per monsignor Giuseppe Schillaci: l’ordinazione episcopale e l’ingresso nella diocesi che è stato chiamato a guidare, quella di Lamezia Terme. Lo abbiamo intervistato da neo–vescovo della diocesi lametina.

Quali emozioni stanno accompagnando queste ore?
Sono emozioni contrastanti: gioia grande e timore, un po’ come le donne che vanno via dal Sepolcro. Nel suo primo messaggio che ha rivolto ai lametini si è soffermato sull’attenzione agli ultimi.
 
«Non scartiamo mai nessuno», ha scritto.
Mi metterò in atteggiamento di ascolto: questo sarà il mio primo atto con tutto ciò che questo significa. Ovviamente partirò da una consapevolezza: da cristiani non possiamo porci nella logica dello «scarto». Dobbiamo accogliere chi non ce la fa: gli ultimi sono la nostra opzione preferita. Come diceva don Tonino Bello: «La Chiesa non può non essere di parte» perché sta con chi non conta niente di niente.
 
Accoglienza e migranti, altro tema spinoso.
Non si possono avere la mente e il cuore chiuso: attenzione, però, l’accoglienza non deve essere irresponsabile, ma bisogna avere la capacità di dare dignità all’accolto nella sua umanità più profonda.
 
«Non per essere servito, ma per servire», questo il motto che ha scelto. Che pensiero rivolge al clero diocesano lametino alla luce di queste parole?
Questa è un’espressione di Gesù e indica il senso del servizio cristiano. Un atteggiamento che non prevalica mai sugli altri, ma che accompagna. La lavanda dei piedi deve essere l’immagine fissa davanti agli occhi di ciascuno di noi: occorre ribaltare le categorie del “superiore” e “inferiore”.
 
Quale indirizzo darà alla Pastorale giovanile?
Bisogna stare coi giovani: ascoltarli e ricevere la vitalità e la creatività della loro età. In genere abbiamo un atteggiamento diverso; nei ragazzi c’è grande potenzialità che bisogna canalizzare da parte degli adulti.
 
A proposito di giovani: fuga generazionale verso il nord e difficoltà a contrastare la mentalità mafiosa. Questo le due macrosfide che la attendono.
Devo essere onesto, mi sento davvero piccolissimo davanti a queste emergenze. Cosa può fare un vescovo? Certo, la Chiesa non deve deresponsabilizzarsi, ma cercare sinergie con le Istituzioni che sono i soggetti preposti a dare risposte in questi ambiti. Ecco, forse la nostra più grande attenzione può essere proprio questa di eludere gli schemi «della contrapposizione» che la società impone, per cercare quella del dialogo.
 
Eppure a livello politico si continua a “differenziare” il Nord dal Mezzogiorno. Come reputa, alla luce dei valori evangelici, la legge sull’autonomia?
Credo che il Sud abbia bisogno di poter esprimere le potenzialità che ha; sinora – però – non è stato messo nelle condizioni di poterlo fare. Quali condizioni di sviluppo sono state proposte per il Meridione? Purtroppo tanti sono i fattori che hanno portato a questa arretratezza, soprattutto la presenza delle mafie. Ma adesso occorre uno scatto in avanti.

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