Le aspettative di monsignor Giuseppe Fiorini Morosini dopo la chiamata alla corresponsabilità dei laici in tutte le parrocchie
Morosini: «Cittadinanza attiva, vorrei trovare i cristiani»
Redazione Web
13 Ottobre 2019
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di Sergio Conti - Si riparte. La Chiesa reggina, con a capo il suo arcivescovo monsignor Fiorini Morosini, è pronta a mettersi in cammino. È la vera novità del cammino che segue il convegno di apertura dell’anno pastorale: rispetto agli altri anni, non saranno i parrocchiani a incontrare il vescovo ma sarà lui stesso a visitare le varie zone pastorali dove si raccoglieranno i rappresentanti di tutte le parrocchie. «Andrò a sentire le loro riflessioni per tirare fuori alcune proposte da consegnare a tutti. L’obiettivo è lavorare insieme sul tema della cittadinanza attiva».
Cosa si aspetta di trovare? «Vorrei trovare dei cristiani che abbiano riflettuto seriamente sui problemi. Poi le scelte da prendere le vedremo assieme».
Non a tutti è richiesto il medesimo sforzo. «È comprensibile che ci siano delle persone e comunità più sensibili che sono cresciute di più e che hanno camminato di più, questo è nell’ordine delle cose. Vorrei trovare non tanto risultati ottimali, ma un impegno al massimo livello».
Questa missione in che misura dipende dai laici e in che misura dai sacerdoti? «La visione che la Chiesa ormai ha dato dal Concilio Vaticano II e che soprattutto papa Francesco sta cercando di proporre a tutti i cristiani è questa: oggi è importante che ci siano dei sacerdoti bravi come guida, ma è importante che ci siano comunità mature, perché un sacerdote da solo non può affrontare i problemi se non cammina con la sua comunità».
Qual è il primo di questi problemi? «Il bene oggettivo della città deve essere messo al primo posto trovando soluzioni condivise, occorre superare le divisioni e gli schieramenti di parte».
E con i giovani come la mettiamo? Cosa dice lei a queste generazioni? «Che non si arrendano e che non ritengano che è inutile l’impegno perché le cose non cambiano, le cose possono cambiare se siamo compatti e non perdiamo mai l’entusiasmo. Nella volontà di andare avanti si misura la virtù della costanza.
Cosa cercano questi giovani? «I testimoni, adulti che testimonino. Sa perché tante volte la nostra azione catechistica non raggiunge l’obiettivo?».
Me lo dica lei. «Perché i ragazzi si vedono indottrinati su alcuni temi, su alcuni valori che poi non vedono vissuti dagli adulti».
Invece servono per la vita? «Certo e questi giovani lo percepiscono solo attraverso la testimonianza di vita».
I primi testimoni sono all’interno della famiglia. «C’è grande attenzione da parte del nostro ufficio famiglia che sta curando tante iniziative: è chiaro che la famiglia sta al primo posto. Quando parlo di testimoni mi riferisco soprattutto alla famiglia».
Quando si vedranno i frutti di questo lavoro? «A volte devono passare anche quindici, venti anni perché un’azione pastorale produca qualche risultato. Soltanto il Signore conosce i tempi e i modi della fioritura».
Come ogni prima domenica di febbraio, da 45 anni a questa parte, la Chiesa italiana rinnova questo appuntamento di preghiera e, soprattutto, riflessione sul grande tema della vita.
Ieri la presa di possesso canonico del nuovo presule dell’arcidiocesi bruzia. Nella sua omelia di inizio ministero episcopale l’invito: «Siamo chiamati ad essere sale e luce»
Ecco la puntata di oggi del percorso Podcast intrapreso dall’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone.
Da questa pagina è possibile ascoltare il Podcast senza installare alcuna App sul proprio smartphone.
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