Avvenire di Calabria

Don Francesco Carlino, parroco a Roccella Ionica, nella diocesi di Locri-Gerace, sull'apertura del maxi-processo contro alcune potenti cosche calabresi

‘Ndrangheta, processo Rinascita-Scott: «Un momento di speranza»

Alberto Baviera

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«Per i calabresi è un momento di speranza, si guarda a questo processo con un senso di liberazione». Così don Francesco Carlino, parroco a Roccella Ionica, nella diocesi di Locri-Gerace, commenta al Sir l’apertura del maxi-processo Rinascita-Scott contro alcune potenti cosche della ‘ndrangheta calabrese che si è aperto il 13 gennaio a Lamezia Terme. «C’è veramente e finalmente un risveglio nelle coscienze», prosegue il sacerdote, secondo cui la «collusione tra criminalità organizzata, massoneria e politica» scoperchiata dalle indagini è «un’immagine che c’era nell’inconscio o nel subconscio di tutti». «Oggi – la convinzione di don Carlino – c’è una Regione intera, la Calabria, che aspetta di essere liberata da questo marchio terribile. Perché la stragrande maggioranza dei calabresi è gente onesta che dice ‘Liberiamoci da questa piovra’».
Il sacerdote parla del «risveglio» della Chiesa calabrese che, in alcuni settori, «in passato ha avuto un po’ paura» nei confronti di «questo gigante mostruoso. Oggi – spiega – c’è la coscienza che bisogna assolutamente prendere posizione. La Chiesa lotta ma, sul territorio regionale, ci sono ancora delle resistenze, forse più a livello parrocchiale, per essere all’altezza della lotta alla criminalità mafiosa». Ecco perché «come Chiesa in Calabria dovremmo fare di più. Ci vuole una Chiesa compatta, che abbia coraggio e determinazione; nella quale non si va in ordine sparso», il monito di don Carlino, che propone: «Si potrebbe tenere un Sinodo regionale per dare al fenomeno della ‘ndrangheta una risposta sinodale e culturale». Il sacerdote chiede anche allo Stato di essere «all’altezza della situazione: Anche in Calabria deve investire sulla promozione umana con vie di comunicazione e servizi efficienti, altrimenti si fa un favore alla criminalità mafiosa alimentando la sfiducia» nelle Istituzioni.

Agensir

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