Avvenire di Calabria

Abbiamo visitato l'Istituto salesiano di Reggio Calabria che da quasi 60 anni rivive la passione educativa di san Giovanni Bosco

Oggi si festeggia Maria Ausiliatrice, sostegno per gli educatori

Redazione Web

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Da quasi sessant’anni sono al servizio di bambini e ragazzi di Reggio Calabria: era il 1961 quando le Figlie di Maria Ausiliatrice arrivarono in riva allo Stretto, nel rione popolare di Modena. A sostenerle è l’«Auxilium Christianorum» (l’Aiuto dei Cristiani) che era continuamente invocata da san Giovanni Bosco, apostolo dei giovani. Il grande educatore ed innovatore torinese, pose la sua opera di sacerdote e fondatore sin dall’ inizio, sotto la protezione e l’aiuto di Maria Ausiliatrice, a cui si rivolgeva per ogni necessità, specie quando le cose andavano per le lunghe e s’ ingarbugliavano.

E dal cuore dei salesiani nacquero le Figlie di Maria Ausiliatrice suore fondate con la collaborazione di santa Maria Domenica Mazzarello. Ormai Maria Ausiliatrice è divenuta la “Madonna di Don Bosco”: essa è inscindibile dalla grande Famiglia Salesiana, che ha dato alla Chiesa una schiera di santi, beati, venerabili e servi di Dio; tutti figli che si sono affidati all’ aiuto della più dolce e potente delle madri. Tornando all’esperienza educativa nella Città dei Bronzi, oggi, l’Istituto “Maria Ausiliatrice” di Reggio Calabria è diretto da suor Maria Ausilia Chiellino che con passione lo guida anche durante la tempesta del Covid–19. Un’esperienza inedita che non ha trovato impreparato la scuola paritaria reggina che, da subito, si è messa in gioco con la didattica online accompagnando piccoli (e grandi) in questo tempo unico. «Per noi è effettivamente una festa particolare – ci spiega la direttrice – questa giornata particolare la viviamo con l’animo di don Bosco».
 
Perché questo è un tempo di tribolazione per tutte le paritarie italiane in seguito alla sospensione delle attività didattiche che rischiano di mettere in ginocchio queste esperienze educative: «La Madonna dei tempi difficili, così la definisce lo stesso san Giovanni Bosco – prosegue suor Ausilia – e lo è anche oggi. Sentiamo la sua presenza, nonostante oggi siamo chiamati a rivedere i nostri programmi: per noi, la presenza fisica dei ragazzi è importante per il nostro modello pedagogico». Non solo un fatto di sostenibilità, quindi, ma proprio di attenzione educativa. «Abbiamo utilizzato strategie alternative per coltivare il rapporto coi nostri ragazzi», specifica suor Chiellino, «anche in questo caso ci siamo rifatti alle lezioni di don Bosco: “I ragazzi non solo siano amati, ma sentano di essere amati”. E proprio in ordine a questa percezione che la nostra attività è rimaste sempre attiva, nonostante le difficoltà». E per farlo «ci siamo fatti aiutare dai ragazzi più grandi che hanno fatto il doposcuola ai più piccoli attraverso gli strumenti digitali». Insomma, lo stile salesiano supera le barriere del tempo. Anche quelle improvvise, come il Covid–19.

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