Avvenire di Calabria

Tra oratorio, Azione Cattolica e scout, il cammino del seminarista del Pio XI diventa ministero pubblico: «Fidati del Signore e vai», l’appello del presule

Ordinazione diaconale di Santo Federico, un «sì» che profuma di servizio

Nella parrocchia di San Biagio vescovo e martire, la celebrazione presieduta dall’arcivescovo metropolita Fortunato Morrone, nel giorno della memoria di santa Teresa di Lisieux e nel 42° anniversario del suo sacerdozio

di Davide Imeneo

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Al calare della sera del primo ottobre, nella sua parrocchia di San Biagio vescovo e martire a Gallico Superiore, la Chiesa di Reggio Calabria – Bova ha accolto con emozione l’ordinazione diaconale di Santo Federico. La celebrazione, presieduta dall’arcivescovo metropolita Fortunato Morrone, è coincisa con la memoria liturgica di santa Teresa di Lisieux e con il 42° anniversario dell’ordinazione sacerdotale dello stesso presule: un intreccio di grazie che ha colmato di riconoscenza la comunità riunita per accompagnare il giovane seminarista del Pio XI nel suo «sì» definitivo al servizio ordinato. Dopo la veglia di preghiera della sera precedente, i fedeli hanno gremito la chiesa parrocchiale per assistere all’imposizione delle mani e alla preghiera consacratoria. Erano presenti familiari, amici e tanti che hanno incrociato il cammino vocazionale di Santo tra oratorio, Azione cattolica e Scout. Nelle scelte di vita del novello diacono, cresciuto a Gallico e legato anche alla comunità di Archi Carmine e al gruppo Agesci Rc9, molti hanno riconosciuto il filo buono di un’appartenenza che suscita (e poi diventa) servizio.



L’omelia dell’arcivescovo Fortunato Morrone e il significato del diaconato

Nell’omelia, monsignor Morrone ha consegnato a Santo e all’assemblea una parola limpida e paterna. «Il Signore si fida di noi», ha detto, ricordando che la vocazione è «professione di fede, speranza e carità». Ha chiamato per nome la fragilità umana — «Siamo polvere, ma nelle tue mani» — e ha chiesto al nuovo diacono un’adesione senza riserve: «È pronto a votare la sua vita alla causa del Vangelo, totalmente, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutto se stesso». Il diaconato, ha aggiunto, è «transeunte»: un passo reale e gravido di futuro verso il presbiterato, quando e come il Signore vorrà.

La libertà evangelica e le tre parole-chiave consegnate a Santo Federico

Il Vangelo proclamato ha guidato il presule in una catechesi dal respiro concreto: la vera libertà, ha spiegato, è «la libertà di amare». Per questo le risposte di Gesù liberano da ciò che trattiene: dalle cose, dal bisogno di possedere e dal lasciarsi possedere, e infine dall’ego che rischia di ripiegare il cuore su di sé. «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti», ha citato, per indicare la via di chi cammina nella speranza e non resta prigioniero del passato. Il cammino del ministro, ha suggerito, non è un traguardo raggiunto, ma un continuo «Tu, seguimi», dove si impara pazienza e tenerezza verso sé stessi e verso il popolo affidato, perché «l’amore è liberante». A Santo ha consegnato tre parole-chiave, quasi un piccolo mandato per la vita nuova che comincia: fiducia, coraggio, audacia. Fiducia in Colui che «mi conosce più di me stesso»; coraggio, perché dire «sì» al Vangelo non è una passeggiata; e un pizzico di «santa follia», quella degli innamorati di Dio, capaci di gesti che il mondo non capisce ma che profumano di Vangelo.

La comunità di Gallico e le radici della vocazione diaconale

La festa della comunità ha avuto il sapore delle radici. A Gallico Superiore, dove Santo ha mosso i primi passi educativi nell’Azione cattolica e tra i ragazzi dell’oratorio, e dove — da lupetto — ha imparato nello scautismo la grammatica del servizio, la gioia era palpabile. Nelle settimane che hanno preparato l’ordinazione, lo stesso Santo aveva chiesto a tutti di accompagnarlo «con la preghiera» e, per chi poteva, con la presenza, per «condividere insieme la gioia del dono di grazia». Oggi quella richiesta è diventata risposta corale. La data non è passata inosservata: santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni, ha fatto da sfondo discreto a una scelta che profuma di piccolezza evangelica e fiducia illimitata.

La gratitudine della Chiesa di Reggio Calabria – Bova per il nuovo diacono

L’ordinazione diaconale di Santo Federico si inserisce come un segno di speranza in un tempo che chiede testimoni sobri e lieti, capaci di stare nelle pieghe della vita quotidiana con il grembiule del servizio e lo sguardo fisso su Cristo. Alle 18, nella chiesa di San Biagio, quel grembiule è stato consegnato liturgicamente e sacramentalmente; da stasera diventa stile di vita. Alla fine della celebrazione, la gratitudine era ben visibile sul volto semplice di tanti: la famiglia, il Seminario Pio XI, le comunità che hanno visto nascere e crescere la vocazione, i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi del Pio XI che hanno affiancato il percorso di discernimento di Santo. Ma soprattutto è risuonata la consegna che l’arcivescovo ha ripetuto come bussola per il cammino del novello diacono: fidati del Signore. È la stessa parola che la Chiesa di Reggio Calabria – Bova oggi fa propria per il suo nuovo diacono: fidati e vai. Il resto — come insegna Teresa — lo fa Dio, quando trova cuori piccoli, liberi e felici di appartenere a Lui.

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