Avvenire di Calabria

Si è concluso da poco a Roma l'incontro annuale promosso dal Gruppo per il collegamento nazionale

Ordo virginum, una profezia di sinodalità

All'evento, inserito nel cammino sinodale, hanno preso parte duecento tra consacrate, donne in formazione, vescovi e delegai

di Giuseppina Avolio

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"Ordo virginum, profezia di sinodalità. Far fiorire speranze, fasciare ferite, intrecciare relazioni, imparare l’uno dall’altro": è stato questo il titolo dell’annuale incontro nazionale dell’Ordo virginum (Ov) che si è svolto a Roma, dal 18 al 21 agosto, per iniziativa del Gruppo per il collegamento nazionale. All’evento erano presenti duecento tra consacrate, donne in formazione, vescovi e delegati.

Durante gli ultimi sei anni, le consacrate dell’Ordo virginum in Italia si sono impegnate ad apprendere l’arte della sinodalità accogliendo l’invito dei vescovi italiani a stendere insieme un percorso formativo che accompagnasse le donne in discernimento o formazione e le consacrate.


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È iniziata nel 2016 l’avventura sinodale che ha coinvolto vescovi, delegati, consacrate e donne in formazione, a partire dall’ascolto delle diverse esigenze formative per passare, poi, alla raccolta delle proposte di formazione utilizzate nelle diocesi italiane.

Al tempo dell’ascolto è seguito il confronto e il discernimento che ha condotto alla stesura del “Percorso formativo. Dal discernimento alla consacrazione” (Àncora editrice, Milano 2021) e delle “Linee di formazione permanente” che saranno pubblicate a breve dalla stessa casa editrice.

Il primo sussidio è il risultato di cinque anni di impegno, mentre il secondo giunge a termine dopo tre anni di lavoro. Questi testi nascono dalla convinzione che la cura della crescita umana e spirituale di ogni persona è necessaria lungo tutto il corso della vita. Pertanto è importante offrire proposte e itinerari che alimentino la passione e il desiderio, il gusto di una formazione fatta di umiltà, responsabilità e creatività personale, lasciandosi plasmare dagli altri e dalle vicende della vita. Si propone un’idea di formazione intesa come grazia che viene dall’alto, dono del Padre, educatore e formatore delle anime, che ogni giorno modella in noi l’immagine del Figlio, in modo inedito e santificante.

Se il processo formativo iniziale prepara alla consacrazione, è quello permanente che aiuta la consacrata a crescere nella maturità spirituale, attraverso ascesi e preghiera, studio e aggiornamento, verifica personale e comunitaria, relazioni fraterne, dono di sé, servizio ai poveri, ricerca di verità, giustizia e bellezza, sintonizzandosi con gli aneliti dei propri contemporanei.

Ciò che unisce il percorso iniziale e quello permanente è la docibilitas, ovvero la libertà della persona di lasciarsi toccare-educare da ogni situazione esistenziale e relazione interpersonale. La docibilità implica coinvolgimento e responsabilità. Essa, dispone l’animo a un atteggiamento positivo di riconciliazione e gratitudine, di fiducia negli altri, e permette di imparare da ogni frammento di verità e bellezza. Importante è valorizzare l’Ordo come luogo in cui si condivide e si matura la fede, e in cui ci si edifica reciprocamente. Ciò esige che la formazione sia anche comunitaria perché nella fraternità ciascuna impara a vivere con coloro che Dio le ha posto accanto, accettandone le caratteristiche positive, le diversità e i limiti.

Tutte le dimensioni della consacrata sono coinvolte nella risposta alla chiamata: mente, cuore e volontà. Nella vita consacrata non si tratta solo di seguire Cristo con tutto il cuore, amandolo «più del padre e della madre, più del figlio o della figlia» (Mt 10,37), come è chiesto a ogni discepolo, ma di esprimere l’adesione “conformativa” a Cristo dell’intera esistenza in una tensione che anticipa, nella misura possibile nel tempo e secondo i vari carismi, la perfezione escatologica. In particolare ci siamo accorte che dobbiamo imparare a vivere la formazione soprattutto come autoformazione o come scriveva il cardinale C. M. Martini “autoformazione assistita” (“Lettera alla Diocesi” 1993). Si tratta di apprendere metodologiemezziprassi, per prendersi cura di sé, della propria umanità, della fede, della risposta alla vocazione, della spiritualità, del proprio cammino verso l’incontro definitivo con Dio.

L’Ordoa partire da quello diocesano, è il primo luogo in cui raccontare come Dio possa diventare lo sposo, l’amico, il grembo ospitale, il bacio eterno che ci ha generato e continua a rigenerarci. Raccontare per non dimenticare, per tener vivo l’amore, perché non vada perduto nemmeno un frammento della tenerezza del Padre. Condividere è consegnare alle altre la passione e il coraggio di intraprendere quest’avventura che tende alla misura alta della vita cristiana, la santità.


PER APPROFONDIRE: Giusy Zinnarello racconta la sua vita nell’Ordo Virginum


Per questo è necessario che ciascuno si senta continuamente interpellato dall’esigenza della formazione e aiutato a condividere conoscenze, risorse, fatica del pensare insieme, dialogo e discernimento. Ci auguriamo che questi sussidi preparati con amore ed entusiasmo, diventino uno strumento di discernimento per ogni donna in ricerca vocazionale e sostegno per ogni consacrata dell’Ordo impegnata a incarnare nel vissuto del nostro tempo la gioia dell’incontro con il Signore Gesù.

(Agensir)

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