Avvenire di Calabria

Lo scorso giugno il Papa ha scritto ai fedeli sul valore di un’iniziativa voluta dal 2017

Papa Francesco: «Aprirsi alle altre realtà solidali»

Redazione Web

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In un mondo in cui, seppur «immersi in tante forme di povertà», spesso si eleva «la ricchezza a primo obiettivo» e molte iniziative sono «rivolte più a compiacere noi stessi che a recepire davvero il grido del povero», la comunità cristiana è chiamata a «dare un segno di vicinanza e di sollievo» a coloro che sono nel bisogno e «sono sotto i nostri occhi», collaborando anche «con altre realtà» di solidarietà.

Così il Papa nel Messaggio per la seconda Giornata mondiale dei poveri, diffuso nello scorso giugno, e che quest’anno ricorre proprio oggi, sul tema: “Questo poveI ro grida e il Signore lo ascolta”. L’iniziativa, letta come «un momento privilegiato di nuova evangelizzazione», era stata istituita da Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia e fissata nella XXXIII Domenica del tempo ordinario, con la Lettera Apostolica Misericordia et misera. Adesso si ribadi- sce come essa sia una «una piccola risposta» ai poveri «perché non pensino che il loro grido sia caduto nel vuoto», ma siano accolti «all’insegna della gioia».
 
Siamo mossi «dalla fede e dall’imperativo della carità» – scrive il Pontefice soffermandosi sui verbi gridare, rispondere e liberare – ma «sappiamo riconoscere altre forme di aiuto e solidarietà che si prefiggono in parte gli stessi obiettivi»: purché, sottolinea, «non trascuriamo quello che ci è proprio, cioè condurre tutti a Dio e alla santità». Il Signore, assicura Francesco, «ascolta i poveri», «quanti vengono calpestati nella loro dignità e, nonostante questo, hanno la forza di innalzare lo sguardo verso l’alto per ricevere luce e conforto». D’altra parte, aggiunge, la povertà non è cercata, ma è «creata dall’egoismo, dalla superbia, dall’avidità e dall’ingiustizia», mali «antichi quanto l’uomo», pur sempre «peccati che coinvolgono tanti innocenti, portando a conseguenze sociali drammatiche».
 
Non a caso il Papa ricorda una certa «fobia» contemporanea per i poveri, considerati anche come «gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudini quotidiane e, pertanto, da respingere e tenere lontani». Davanti ai poveri, «non si tratta di giocare per avere il primato di intervento», riflette Francesco: piuttosto «possiamo riconoscere umilmente che è lo Spirito a suscitare gesti che siano segno della risposta e della vicinanza di Dio». L’invito è a sentirci tutti «debitori» nei confronti dei poveri, perché «tendendo reciprocamente le mani l’uno verso l’altro, si realizzi l’incontro salvifico che sostiene la fede, rende fattiva la carità e abilita la speranza a proseguire sicura nel cammino verso il Signore che viene».

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