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Un pellegrinaggio di gratitudine e bellezza a Taverna ha chiuso l’anno pastorale della parrocchia San Cristoforo di Reggio Calabria, tra i capolavori di Mattia e Gregorio Preti e i paesaggi incontaminati della Sila.
Domenica 15 giugno, allo scoccare delle 7.30, un pullman colmo di famiglie, operatori pastorali e ragazzi della parrocchia San Cristoforo di Reggio Calabria è partito alla volta di Taverna, guidato dal parroco don Davide Imeneo, che ha voluto concludere l’anno pastorale con un pellegrinaggio di gratitudine e di bellezza.
La meta non è stata scelta a caso: Taverna è la patria di Gregorio Preti (1603-1672) e del più celebre fratello Mattia Preti (1613-1699), veri «testimoni di un Vangelo dipinto con la luce».
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Appena arrivati, i pellegrini hanno varcato la soglia della chiesa di San Domenico, autentico scrigno barocco che custodisce numerose tele di Mattia Preti. Tra queste spiccano il Martirio di san Sebastiano, la pala del Cristo fulminante e la Predica di san Giovanni Battista, in cui l’artista si ritrae discretamente tra la folla. Nella navata sinistra si ammirano anche la Madonna del Rosario e una intensa Crocifissione, mentre in controfacciata campeggia il Miracolo di san Francesco di Paola, il tutto incastonato in sontuosi altari lignei dorati.
La visita è stata anche occasione per riscoprire la figura di Gregorio Preti, spesso oscurato dal genio del fratello. La guida ha mostrato la Madonna della Purità (1636), dipinta a quattro mani da entrambi, e ha raccontato la vicenda della Madonna della Provvidenza – attribuita a Gregorio – trafugata con altre otto opere nel 1970 e ritrovata due anni dopo.
Il racconto ha evidenziato la cifra personale di Gregorio, caratterizzata da una tavolozza calda e da un’impronta vicina al classicismo emiliano del Domenichino, che gli studi recenti stanno riportando all’attenzione della critica nel panorama dell’arte barocca calabrese.
A pochi passi dalla chiesa, il gruppo ha visitato il Museo civico di Taverna, ospitato nell’antico cenobio domenicano. Le sale custodiscono numerose opere di Mattia Preti – bozzetti, disegni, affreschi e tele – accanto a un significativo nucleo di opere di Gregorio, in un percorso espositivo che intreccia spiritualità, arte e territorio.
Nel primo pomeriggio il pellegrinaggio ha proseguito nella riserva naturale statale “Poverella” di Villaggio Mancuso, nel cuore del Parco nazionale della Sila: oltre 1.000 ettari di faggete, pini larici e ginestre che ospitano rapaci e lupi appenninici, istituiti nel 1977 per tutelare un ecosistema unico, tra i 1.000 e i 1.300 metri di altitudine.
Dopo il pranzo al sacco, i pellegrini hanno partecipato a una passeggiata naturalistica guidata dai Carabinieri Forestali, momento di contemplazione del creato e educazione ambientale, in pieno spirito con l’enciclica Laudato si’.
Alle 17, l’anfiteatro del parco si è trasformato in una piccola chiesa all’aperto. Durante la Messa, don Imeneo ha ricordato che «pellegrini non si nasce, ma si diventa ogni volta che il Signore ci mette in cammino, come fece con i fratelli Preti: due strade diverse, un’unica arte a servizio del Vangelo».
Con queste parole, la carovana ha fatto ritorno a Reggio Calabria, portando in parrocchia il bagliore della pittura pretiana e il profumo delle foreste silane, segni tangibili di un anno pastorale concluso all’insegna della bellezza, dell’ambiente e della fraternità.
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