Avvenire di Calabria

L'attività consiste in una ricerca bimestrale del «sommerso», cioè le valutazione dell'area archeologica che si suppone sia in mare

Patrimonio archeologico, Mibact stanzia 100mila euro per Reggio

Redazione Web

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Per la tutela e la conservazione del patrimonio archeologico sommerso rinvenuto a Reggio Calabria, nello specchio di mare davanti alla via marina, a poco più di due mesi dall’attività di ricerca, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo stanzia la somma di 100.000 euro. Il finanziamento è diretto ad una definizione e delimitazione più puntuale dell’area archeologica sommersa attraverso attività di rilevamento strumentale, prelievo di campioni per le analisi delle essenze lignee e delle fibre vegetali, redazione delle schede dei reperti archeologici sommersi e ove necessario, anche all’eventuale recupero dei reperti. La prima attività di ricognizione si è svolta lo scorso agosto dal 5 al 9 e ha consentito la delimitazione dell’area archeologica sommersa, costituita da numerosi resti di anfore, contenitori da trasporto e porzioni di fasciame di uno o più relitti di navi di epoca antica. Questa prima attività, documentata in ogni singola fase, si è conclusa con la messa in sicurezza delle porzioni di fasciame che affiorano mediante una copertura e sacchi di sabbia. Su richiesta del Segretariato Regionale MiBACT per la Calabria, la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera il 16 agosto ha emanato un’ordinanza interdittiva a qualsiasi attività che possa danneggiare il sito archeologico sommerso.

Dal 22 al 24 ottobre si è svolta la prima attività di monitoraggio periodico che, con cadenza mensile, sarà ripetuta nell’area archeologica sommersa, con la direzione scientifica del Segretariato Regionale MiBACT per la Calabria in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio RC-VV e con il supporto del Nucleo Carabinieri Subacquei di Messina. Nel corso di tali attività, mirate alla salvaguardia e tutela di questo patrimonio archeologico sommerso, si è notata in superficie, all’interno dell’area interdetta, la presenza di un dispositivo di segnalazione non autorizzato, vincolato al fondale marino da una cima di 40 m fissata a due sacchi in polietilene di colore bianco. Si è visto, inoltre, che sullo stesso fondale si diramavano alcune cime che dai sacchi conducevano ai reperti archeologici costituendo, di fatto, un vero e proprio percorso subacqueo. Si ritiene che questo dispositivo di segnalazione sia stato posizionato per individuare meglio i reperti archeologici sommersi per compiere attività illecite. Pertanto, il team dei Carabinieri subacquei di Messina, con i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza e i Carabinieri di Reggio Calabria, ha sequestrato i materiali.

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