
Reggio Capitale della Cultura, la visione del Rhegium Julii: «Serve una visione comune»
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Dal 23 al 27 aprile, circa cinquanta pellegrini della parrocchia Sant’Elia Profeta di Condera, guidati dal parroco don Paolo Ielo, si sono recati in pellegrinaggio presso il Santuario di Nostra Signora di Lourdes.
Il pellegrinaggio non è stato altro che il frutto di un’idea nata già a partire da dicembre, quando don Paolo ha proposto ai fedeli l’iniziativa, accolta fin da subito con grande entusiasmo. Arrivati in bus fino a Catania e successivamente preso l’aereo diretto verso Lourdes, ci siamo scontrati subito con la realtà amena che caratterizza il posto: un luogo di preghiera, pace, unità.
La sensazione di silenzio in cui ci si sente avvolti, non appena entrati nel perimetro del Santuario, è disarmante.
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Dopo la sistemazione nelle proprie stanze, ci si è recati per un saluto alla Madonna, posta nella grotta di Massabielle, luogo molto suggestivo ed emozionante, divenuto dal 1858 luogo di pellegrinaggio cristiano a seguito delle apparizioni della Vergine Maria cui avrebbe assistito la pastorella Bernadette Soubirous.
Come è ragionevole pensare, la grotta era caratterizzata da una grossa affluenza di pellegrini, ma, nonostante ciò, continuava a regnare l’assoluto silenzio: arrivati davanti alla grotta, infatti, ci si lascia andare a una profonda preghiera, abbandonando ogni pensiero della vita di tutti i giorni, consegnando alla Madonna tutti i pensieri, le preoccupazioni, le sofferenze.
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A fare da cornice a questo luogo, che di per sé ha tanto da raccontare seppur nel suo silenzio, vi è il fiume Gave, il quale anch’esso si sposa con l’ambiente che lo circonda e scorre in religioso silenzio, come a simulare proprio il fluire dei pensieri cattivi verso lontano. Anche le giornate scorrono in silenzio: il tempo a Lourdes è scandito dalla Messa internazionale, con a seguire il Rosario, dalla visita alla Grotta, dalla fiaccolata serale, dalla Via Crucis, che, come comunità, abbiamo imparato ad apprezzare non solo come pio esercizio del periodo quaresimale, ma come esercizio della vita di tutti i giorni.
Il pellegrinaggio è stata anche un’occasione per conoscerci meglio tra fedeli della parrocchia: ci siamo rivelati essere un gruppo unito e attento alle necessità altrui. Dopo questo viaggio, credo che ognuno di noi credo porti qualcosa dell’altro nel nostro cuore.
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Grazie, dunque, al nostro parroco, don Paolo. Ci ha offerto un’opportunità unica e guidati nel percorso proprio come un pastore fa con le sue pecore. Da ormai una decina di giorni sono ritornata, ma lo sguardo della Beata Vergine Maria è sempre in me, per quella che è stata un’esperienza che mi ha segnato, che mi permetterà di affrontare con maggiore leggerezza i momenti difficili e che mi incoraggerà ad affrontare senza affanni la quotidianità. Viva Maria!
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