Avvenire di Calabria

Prima Messa di don Pietro Casciano nella parrocchia della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo in Roma

Fede, emozione e gioia condivisa per il nuovo sacerdote grato al Signore per questo inizio

di Manuela Maligno

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Nella Messa vespertina dell’ultimo sabato di maggio si dà tradizionalmente il via alla festa della parrocchia con la benedizione di tutti gli operatori e di coloro che, durante la solenne processione, porteranno per le vie del quartiere le statue della Madonna e dell’Angelo, testimoni della Resurrezione. E oggi, nella 7ª settimana del tempo di Pasqua, è anche la solennità dell’Ascensione di Gesù.



Da 62 anni la parrocchia esiste come luogo dove imparare ad amare come ci ama il Signore: collaborando, faticando, costruendo, distruggendo, pregando, piantando fiori e raccogliendo frutti, ascoltando e parlando, piangendo e ridendo, camminando insieme...


PER APPROFONDIRE: Don Pietro e don Angelo, due nuovi sacerdoti per la Chiesa reggina: «Pastori gioiosi accanto al popolo di Dio»


Ma quest’anno abbiamo un motivo in più per gioire e fare festa, perché questa è la prima Messa di don Pietro celebrata per noi. Alla presenza di tanti confratelli, tra cui il professor Juan Rego, preside dell’Istituto di Liturgia della Pontificia Università della Santa Croce, e della comunità parrocchiale che ha riservato un posto speciale a una calorosa delegazione calabrese, don Pietro ci ha parlato della necessità di attendere l’arrivo dello Spirito Santo che anima ogni nostra intenzione e sostiene ogni nostra paura. E ha anche detto di sentirsi in famiglia tra noi, grato e fedele al Signore che gli chiede di iniziare proprio qui il suo ministero sacerdotale.

Dal suo arrivo a ottobre, dopo l’ordinazione diaconale, abbiamo potuto conoscere e apprezzare il suo carattere aperto, propositivo, coinvolgente, empatico e autorevole al tempo stesso. Con le sue notevoli competenze musicali è subito diventato un punto di riferimento per le diverse realtà di animazione liturgica, che attraversano trasversalmente età diverse, dai bambini ai giovani e agli adulti.

Anche alle realtà giovanili, che in questi ultimi anni stanno riprendendo vigore dopo la “paralisi” provocata dalla pandemia, ha giovato la presenza positiva e stimolante di don Pietro, testimone di una giovinezza vissuta pienamente, nel servizio, nello studio, nelle relazioni.



Questa parrocchia, che il parroco don Simone Vendola definisce «casa per tutti», ha un’attitudine all’accoglienza e noi siamo felici e grati al Signore di poter accogliere questo nuovo sacerdote che è cresciuto in una comunità bella, in cui ha maturato una vocazione gioiosa e consapevole. Lo affidiamo, insieme agli altri sacerdoti e alle suore, alla Madonna del Divin Amore, da cui ci siamo recati la notte stessa dopo questa solenne celebrazione eucaristica, perché i consacrati e le consacrate sono un dono per la Chiesa e per il mondo.

Come ci dice la Lettera agli Ebrei: «Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso».

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