Rifiuti urbani, il Comune di Reggio Calabria lancia un’indagine sul servizio
I residenti avranno tempo fino al 30 novembre 2024 per esprimere il loro livello di soddisfazione.
Il Papa sollecitò nel suo intervento la gente di Calabria ad un impegno storico missionario
Sono passati quarant’anni dalla storica visita che Papa Giovanni Paolo II fece in Calabria dal 5 al 7 ottobre del 1984. Con queste prime parole il Pontefice salutava i fedeli di Calabria al suo arrivo nell’aeroporto di Lamezia Terme: «Nel giungere per la prima volta in questa terra meravigliosa, che con le verdi montagne si slancia verso il cielo e in gran parte del suo perimetro s’affaccia sul limpido mare Mediterraneo, porgo il mio cordiale saluto a tutti voi che siete accorsi così numerosi a ricevermi da centri vicini e lontani».
Pochi anni prima, il 16 di ottobre del 1978, con la sua elezione sul soglio di Pietro, sorgeva un’alba nuova per la storia dell’umanità e della Chiesa con l’invito: «non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo»!
Anche per la Calabria la sua visita pastorale fu un rinnovato invito a «spalancare le porte a Cristo», un grande evento di grazia. Oltre alle tre celebrazioni eucaristiche a Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, significativi furono i momenti unitari vissuti con il Pontefice. Al suo arrivo nell’aeroporto di Lamezia Terme, dove ad attenderlo c’erano i Vescovi della regione, autorità istituzionali, fedeli e tra questi i lavoratori della terra. Con i religiosi e le religiose presso il Santuario del “Santo della Carità” San Francesco da Paola. Con i pellegrini e con i monaci certosini a Serra San Bruno.
A Catanzaro, celebrando la dedicazione della Cattedrale, salutando gli ammalati dell’ospedale civile e il clero nel Seminario Teologico “S. Pio X”. Con gli operai a Crotone segnati dal lavoro industriale incerto e tormentato. A Reggio Calabria, parlando con i carcerati e con i giovani dinanzi alla Cattedrale, speranza del futuro della regione stessa.
Per l’Arcivescovo di Reggio Calabria, monsignor Aurelio Sorrentino, allora presidente della Cec, la visita in terra Calabra di Papa Wojtyla fu in quell’anno un motivo di orgoglio, dopo le visite apostoliche nelle città di Milano, Torino e Palermo.
La Regione Calabria, con l’assessore On. Pino Mallamo, futuro sindaco di Reggio Calabria, si adoperò tantissimo per l’accoglienza al successore dell’Apostolo Pietro. Forti e accoglienti furono anche le parole di benvenuto del presidente della Regione Calabria, On. Bruno Dominijanni, che evidenziava la venuta del Papa come «un avvenimento eccezionale e di straordinario rilievo, destinato ad avere vasta risonanza non soltanto in Calabria e a produrre benefici effetti nel particolare momento che attraversa», reagendo alla rassegnazione.
Il Santo Padre, richiamando l’approdo di San Paolo sulle coste di Reggio Calabria, affermò che la Calabria è stata da sempre una tappa del cammino del popolo cristiano. «L’Apostolo delle genti, “costeggiando” questa terra - disse Giovanni Paolo II - ha avuto modo di vedere i panorami di una regione ricca di bellezze naturali ancora intatte, che anch’io oggi, a tanta distanza di secoli, ho la gioia di ammirare». Una terra di fede «che ha avuto anche i suoi figli sulla Sede di Pietro. Culla di molti santi e tra questi Francesco da Paola, il santo della “Charitas”, della penitenza, della parola coraggiosa e franca, sembra raccogliere emblematicamente in sé i tratti caratteristici della regione natia».
Chi legge e approfondisce i discorsi che San Giovanni Paolo II pronunciò ai calabresi, riscoprirà una «piccola enciclica sociale». Dove affiora il suo carisma personale di un uomo di cultura, di grande sensibilità umana, di difensore della dignità e dei diritti. Di erede del Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha contemplato la Chiesa come «mistero di comunione».
La voce di un “Buon Pastore”, che ha scardinato muri invalicabili, segni paurosi di antitetiche e contraddittorie ideologie, irradiando la luce del Vangelo, alimentando nel popolo calabrese il desiderio di esser più fiduciosi, con una fede che non doveva restare solo con il patrimonio della storia passata, ma doveva riproporsi con impegno concreto nella vita di ogni giorno, soprattutto con le opere. Il papa ha sollecitato la gente di Calabria ad un impegno storico missionario, mostrando una particolare attenzione a quella che, secondo un’espressione ormai comune, chiamò «questione calabrese».
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Il papa ha illuminato, radunato e confortato questa gente sud, guardando con speranza ad un cammino di rinnovamento ecclesiale, dinanzi ai mali antichi della regione, dovuti al sottosviluppo, alla disoccupazione, all’emigrazione, all’emarginazione e alla criminalità.
E con queste parole paterne salutò la regione: «La Calabria, da stasera, ha un calabrese in più. Questa terra ha tanto posto nel mio cuore».
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