Avvenire di Calabria

A depotenziare il provvedimento è l’atavico immobilismo del mercato lavorativo legale

Reddito di cittadinanza, calabresi poco convinti

Federico Minniti

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Reddito di Cittadinanza, il termometro della situazione in Calabria. È vero quanto ha dichiarato l’ideologo dei Cinquestelle, Beppe Grillo, cioè che le domande inoltrate – nei primissi giorni – sono al minimo rispetto al resto del Paese? Di questo e di tanto altro si occupa l’Alleanza contro la povertà, coordinata da don Giacomo Panizza, sacerdote bergamasco da sempre in prima linea per i diritti dei più fragili.

Non mancano le perplessità, da chi – come l’Alleanza contro la povertà – vive il complesso territorio calabrese. Ciò che preoccupa, in particolare, è l’assenza di figure professionali e servizi adeguati per la gestione del servizio: probabilmente, con grande ritardo, il Reddito di Inclusione (Rei) stava iniziando a pendere sostanza anche nei comuni calabresi, specie i più piccoli. Un nuovo cambio repentino di misura assistenzialistica rischia di paralizzare dei settore già in affanno (come le Politiche sociali) o addirittura in «coma profondo» come i Centri per l’impiego. Da par suo la Regione Calabria, nella seduta dell’Esecutivo dello scorso 5 marzo, ha approvato i disciplinari per l’organizzazione della Cabina di regia del Piano regionale 2018–2020 per la Lotta alla Povertà.

Tale piano, approvato lo scorso agosto, prevede un investimento di risorse pubbliche pari a 37 milioni di euro che vanno ad aggiungersi ai fondi ordinari per le Politiche sociali. Sempre restando a Germaneto, sede della Giuna regionale, si è appreso che il 20 marzo si è insediata – per la prima volta nella storia e con 19 anni di ritardo – la Consulta regionale del Terzo Settore. Il neo–presidente è Gianni Pensabene, già assessore comunale al Welfare a Reggio Calabria nella stagione della sindacatura di Italo Falcomatà. L’organismo intende potenziare la programmazione socio–assistenziale nella Regione, come già prevista dalla Legge 328 del 200 ancora non attuata in Calabria.

Le «buone notizie», quindi, sul fronte del Terzo Settore arrivano da un ritrovato dinamismo locale, ma rispetto agli “effetti” del Reddito di Cittadinanza sembra che Grillo abbia ragione. Il tanto sbandierato provvedimento pentastellato stenta ad attecchire in un territorio dove le povertà sono disparate e l’assenza di lavoro rappresenta ormai un problema storicizzato.

D’altronde, ad analizzare i dati del 2018 del Reddito di inclusione (che in parte sono un preludio ai numeri di possibili interessati al RdC), le domande – su scala nazionale – hanno soddisfatto ben 462mila nuclei familiari raggiungendo ben oltre un milione e trecentomila persone. Il 68% risedono al Sud: in Calabria 447 cittadini ogni 10 mila abitanti con un importo medio mensile di 295 euro. Come si può comprendere, il Rei – che aveva un imprinting meno marcato rispetto alle politiche attive del lavoro che caratterizza il “nuovo” Reddito di Cittadinanza – comunque non soddisfava le esigenze di una platea di beneficiari molto ampia con una connotazione geografica ben delimitata considerando che 7 su dieci sono meridionali.

Basterà l’assunzione dei navigator per sbloccare la situazione e, magari, stimolare anche tutti quei calabresi disillusi dalla misura fortemente voluta dai grillini? Tra le novità gialloverdi, invece, molto più attesa è la Quota 100 con un vero e proprio esodo nelle amministrazioni pubbliche. Uno «svuotamento » che in tanti auspicano possa essere sinonimo della sblocco del turn–over. Torna così la logica del “posto fisso”, figlia del più classico dei concetti assistenzialistici della Prima Repubblica.

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